Nel 2025 scatterà un nuovo metodo per calcolare le tasse sulle auto aziendali: lo prevede la manovra, varata ieri dalla Camera e passata al Senato. Di fatto, si alzeranno le imposte per le auto a benzina e a gasolio, mentre si abbasseranno quelle per le elettriche e ibride. A pagare le conseguenze saranno i dipendenti che hanno auto del primo tipo.
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La manovra 2025 ha avuto il via libera alla Camera, e ora manca solo un rapido passaggio al Senato da completare prima del 31 dicembre. Il testo, di fatto, è quello definitivo. Ed è confermato anche l’aumento delle tasse sulle auto aziendali alimentate a benzina e gasolio che vengono assegnate ai dipendenti per uso promiscuo (quindi utilizzabili anche nella vita privata). Scendono, invece, le imposte per quelle elettriche. La novità sarà in vigore dall’anno prossimo, ma si applicherà anche ai veicoli ordinati nel 2024. Ecco chi sarà più penalizzato.
Come funzionano oggi le auto aziendali
Attualmente, chi riceve un’auto aziendale per uso promiscuo, e dunque da usare sia per viaggi di lavoro che nella propria vita privata, deve pagare più tasse perché questo beneficio è considerato un ‘fringe benefit’, come se si trattasse di una somma in più in busta paga. Perciò, il suo reddito aumenta. Ma come si fa a calcolare di quanto sale il reddito di un lavoratore con l’auto aziendale?
Il reddito sale, sulla carta, di una certa percentuale del “costo chilometrico”. La percentuale è tanto più alta quanto sono più alte le emissioni di CO2 del mezzo:
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- per auto con emissioni fino a 60 grammi di CO2 per chilometro: il 25% del costo chilometrico
- per auto con emissioni tra 61 e 160 grammi di CO2 per chilometro: il 30% del costo chilometrico
- per auto con emissioni tra 161 e 190 grammi di CO2 per chilometro: il 50% del costo chilometrico
- per auto con emissioni oltre i 190 grammi di CO2 per chilometro: il 60% del costo chilometrico
Il costo chilometrico è una somma fissa al chilometro, stabilita dall’Automobile club d’Italia per ciascun modello di veicolo. Convenzionalmente, si considera che ogni auto aziendale percorra 15mila chilometri all’anno. Dunque a determinare di quanto aumentavano le tasse fino a oggi erano sia il modello, sia la quantità le emissioni inquinanti.
Cosa cambia nel 2025 con la novità in manovra
Dall’anno prossimo, invece, per calcolare il reddito aggiuntivo scatteranno percentuali più alte o più basse a seconda del tipo di alimentazione del veicolo. In particolare.
- per auto elettriche si pagherà il 10% del costo chilometrico
- per auto ibride plug-in si pagherà il 20% del costo chilometrico
- per auto con altri tipi di alimentazione si pagherà il 50% del costo chilometrico
È vero che la percentuale massima si abbassa, dal 60% al 50%. Ma la maggior parte delle auto oggi utilizzate per uso promiscuo dei dipendenti rientrano, solitamente, nella fascia di inquinamento tra i 61 e i 160 grammi di CO2 al chilometro. Per i dipendenti che hanno queste auto, la tassa salirà dal 30% al 50%.
L’esempio per calcolare quanto pagheranno in più i dipendenti
Si può pensare a un’auto che ha un costo chilometrico di 50 centesimi al chilometro. Moltiplicati per i convenzionali 15mila chilometri all’anno, questo porta a una somma complessiva di 7.500 euro.
Con il metodo in vigore fino a oggi, se l’auto è nella fascia di inquinamento più comune, quella tra 61 e 160 grammi di CO2 per chilometro, si prende solo il 30% della somma complessiva: 2.250 euro. Quindi a fine anno, nella dichiarazione dei redditi, è come se quel dipendente avesse incassato 2.250 euro lordi in più. Cosa che, naturalmente, fa aumentare l’Irpef da versare.
Con le nuove regole, lo stesso dipendente si troverà con un reddito da dichiarare ben più alto. Infatti, non dovrà aggiungere il 30%, ma il 50% di 7.500 euro: in totale 3.750 euro. Rispetto al metodo precedente, sarà come aver guadagnato 125 euro lordi in più al mese.
La protesta del settore automotive: “Caleranno le vendite”
L’intenzione dell’aumento di imposta è di spingere sempre di più le imprese verso auto aziendali elettriche o plug-in. Secondo i critici della misura, e in particolare Aniasa – associazione di Confindustria per il settore autonoleggio e mobilità -, il risultato potrebbe essere quello di ridurre gli acquisti di auto aziendali in generale: un calo del 30% per le auto a noleggio di lungo termine, e del 20% per quelle acquistate. Infatti, stando alle stime dell’associazione, si rischierebbe un aumento medio del reddito imponibile di 1.600 euro lordi all’anno per i dipendenti, considerando quali sono i modelli oggi più noleggiati. .