Chi aggredisce un arbitro, causandogli lesioni gravissime, rischia il carcere fino a 16 anni. Lo prevede il decreto legge Sport, approvato il 20 giugno dal consiglio dei ministri, che modifica l’articolo 583-quater del codice penale, articolo che prevede i casi di lesioni personali causate a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni. La modifica del governo estende la stessa pena a chi procura lesioni ai danni di un arbitro o di altri soggetti preposti alla regolarità tecnica delle manifestazioni sportive.
Cosa prevede il codice penale
L’articolo 583-quater del codice penale, prima della norma approvata il 20 giugno dal Governo, prevedeva solo: «Nell’ipotesi di lesioni personali cagionate a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni, si applica la reclusione da due a cinque anni. In caso di lesioni gravi o gravissime, la pena è, rispettivamente, della reclusione da quattro a dieci anni e da otto a sedici anni». Norme valide anche per il «personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie a essa funzionali».
Il decreto sicurezza bis
In realtà, già il decreto sicurezza bis (53/2019) approvato già governo gialloverde di Giuseppe Conte, aveva avvicinato i casi, estendendo il daspo (divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive) a chi compie nei confronti degli arbitri uno dei fatti (lesioni personali) previsti all’articolo 583-quater del codice penale. In questo conteso, la norma varata il 20 giugno dal governo ha lo scopo di razionalizzare e riordinare la disciplina, inserire all’interno del codice penale la disposizione che estende le pene già previste per chi causa lesioni ad agenti di pubblica sicurezza e a personale sanitario anche a chi procura lesioni ai danni di un arbitro o di altri soggetti preposti alla regolarità tecnica delle manifestazioni sportive.