Storie Web venerdì, Novembre 14
Notiziario

Lo Champagne continua ad attraversare un momento difficile, o per lo meno di assestamento dopo il boom del post Covid. Il 2024 in Italia si è chiuso a -15% in volume e -12% a valore dopo un 2023 già in decisa frenata e ormai le bottiglie acquistate stanno tornando a livello del 2019 (mentre il fatturato regge grazie all’aumento dei prezzi degli anni scorsi, stimabile in un 35% medio).

Un mercato in cerca di equilibrio

Già nel pre Covid l’orientamento del Comité Champagne – il Civc che rappresenta 16.300 vigneron, il 90% dei vigneti, 390 maison (che coprono più i due terzi dei volumi), oltre che 125 cooperative – era quello di abbassare le rese per sostenere la marginalità; una politica che è continuata fino ad oggi e che prima ha contribuito al boom delle quotazioni (anche perché è stata affiancata da una crescita della domanda e da un’annata climaticamente sfavorevole), mentre ora contribuisce a non farle abbassare davanti al calo della domanda. Probabilmente bisognerà aspettare il prossimo anno per capire se il mercato stia tornando in equilibrio o se abbia preso una piega davvero negativa. Le cause del calo dei consumi, comunque, sono quelle che più in generale affliggono tutto il mondo del vino, anche se in altri ambiti le bollicine fanno spesso eccezione: diete più salutiste, gusti dei giovani che cambiano, calo del potere d’acquisto nella congiuntura generale negativa dell’economia e nel contesto geopolitico che certo non invita a “festeggiare”.

«Il mercato italiano sta seguendo le stesse dinamiche e problematiche del mercato europeo», commenta Luca Cuzziol, presidente di Excellence Sidi, società che raggruppa 21 distributori e importatori di vino, organizzatrice di Champagne Experience che si apre domani alla Fiera di Bologna.
«Alla fine di agosto – continua – secondo le stime delle vendite (non si tratta quindi di dati effettivi), si registrava un calo di circa il 9% in volume e di qualche punto in più in valore». Segno che non solo si compra meno, ma che mediamente si spende meno per una bottiglia. «A soffrire di più sono i produttori di fascia alta – spiega Cuzziol – che registrano le perdite maggiori in valore. Ma anche i piccoli, magari senza una storia alle spalle e arrivati sul mercato in seguito al boom, fanno fatica. A resistere meglio è invece la fascia media, in particolare chi propone etichette interessanti più vicine ai gusti di oggi, magari anche contenendo i prezzi. Però questi trend vanno sostenuti e raccontati».

Una fiera per appassionati e professionisti

E questa è la finalità principale della manifestazione che quest’anno (l’ottavo) si è trasferita da Modena con l’obiettivo di superare i 6mila visitatori del 2024 (le prevendite sono cresciute del 20%, fanno sapere gli organizzatori).
Saranno 145 i produttori presenti con 700 etichette e un ricco programma di degustazioni e master class.
Trend congiunturali a parte, infatti, l’Italia rimane un mercato importante per lo Champagne, piazzandosi al quarto posto per valore e al quinto per volumi. Secondo i dati del Comité Champagne sono state 8,4 milioni le bottiglie spedite in Italia nel 2024 (su 271 milioni totali) per un valore alla produzione di 235 milioni (quindi lontano da quello generato al consumo) su un giro d’affari globale di 5,8 miliardi.

«L’obiettivo della Fiera – sottolinea Cuzziol – è quello di portare un contributo tecnico ma accessibile sia agli appassionati sia agli addetti ai lavori, anche grazie a una divisione razionale per aree produttive e per tipo di produttore. Offriamo anche ospitalità a una selezione di giovani operatori per dargli la possibilità di conoscere più a fondo tutte le sfumatire dello champagne». Inoltre c’è anche una rassegna fuori salone con contenuti e iniziative in avvicinamento a Champagne Experience, pensati per la ristorazione, l’hotellerie e il catering di alto livello. Fondamentale per le nendite è infatti il contributo dei sommelier dei ristoranti, che rimangono il principale canale di sbocco dello champagne in Italia, ma anche spesso “sotto accusa” per i rincari troppo elevati delle bottiglie (del resto non solo per lo Champagne).

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