Storie Web martedì, Dicembre 2
Notiziario

Industria italiana della ceramica in missione in Europa. Nelle giornate del 2 e 3 dicembre i vertici di Confindustria Ceramica, insieme ai rappresentanti delle principali aziende del settore, sono a Bruxelles per una serie di incontri con rappresentanti delle istituzioni europee e il vicepresidente della Commissione Raffaele Fitto. L’obiettivo è spiegare che l’industria ceramica italiana – settore hard to abate, ad altissima intensità energetica e fortemente orientato all’export – in mancanza di interventi urgenti e mirati rischia una crisi sistemica nel giro di pochi anni.

Rischio chiusure

Il settore oggi conta 248 imprese, 26mila dipendenti diretti (40mila con l’indotto) e oltre 6,3 miliardi di euro di export. Tuttavia la sua tenuta, segnalano le imprese, è minacciata: l’attuale configurazione delle politiche climatiche, unita all’esplosione dei costi legati al sistema europeo Ets di scambio di crediti di carbonio, sta rapidamente erodendo competitività, capacità di investimento e prospettive occupazionali dell’intero comparto. Senza una revisione immediata di norme, scadenze e strumenti europei, il rischio è la chiusura progressiva degli impianti europei e lo spostamento della produzione in Paesi extra-Ue, privi di standard ambientali e sociali comparabili, denuncia l’industria italiana.

Il sistema Ets

Augusto Ciarrocchi, presidente di Confindustria Ceramica, sottolinea: «Il nostro settore è leader mondiale nell’efficienza e nel contenimento delle emissioni grazie a investimenti per 4,3 miliardi di euro nell’ultimo decennio. Ma oggi siamo di fronte a un punto di rottura: l’assenza di alternative tecnologiche realistiche e la dinamica incontrollata dei costi Ets rischiano di cancellare in pochissimo tempo ciò che abbiamo costruito. Il sistema Ets è diventato di fatto una carbon tax che soffoca la nostra capacità di investire: in un solo anno, gli investimenti del settore si sono ridotti del 20%, un calo di 80 milioni di euro che equivale ai costi Ets pagati dalle nostre imprese, mettendo a repentaglio competitività e posti di lavoro. Senza correttivi immediati l’Europa finirà per premiare chi inquina fuori dai suoi confini e penalizzare chi, come noi, investe davvero nell’ambiente».

«Siamo al fianco delle nostre imprese per invertire la rotta delle folli politiche europee per la decarbonizzazione che rischiano di deindustrializzare il continente», aggiunge Aurelio Regina, delegato di Confindustria per l’Energia, che accompagna la delegazione. «L’Unione europea, che contribuisce per il 6% del totale delle emissioni globali, ha imposto – ha continuato – un costo della CO2 fino a sei volte più elevato di tutte le aree del mondo dove la CO2 è prezzata, considerando sempre che solo il 25% delle aree del pianeta hanno un sistema di pricing delle emissioni climalteranti. L’industria europea è responsabile dell’1,5% delle emissioni: se anche le eliminassimo tutte domani, l’effetto sarebbe impercettibile sul piano climatico, ma l’impatto sarebbe devastante per la nostra tenuta economico-sociale e il nostro sistema di welfare. Rispetto a vent’anni fa, quando è stato introdotto il meccanismo Ets, il prezzo del gas è più che raddoppiato; pertanto, imporre anche una tassa ulteriore sulla CO2 oggi significa solo svantaggiare le produzioni europee e incrementare i costi dell’energia. Oggi il prezzo del gas contiene già un segnale di mercato in grado di spingere gli investimenti nella direzione della decarbonizzazione. Serve senso di responsabilità e pragmatismo da parte delle istituzioni europee, che devono immediatamente sospendere il sistema Ets fino ad almeno il 2030, rivedendone profondamente le modalità di funzionamento, attraverso l’esclusione della produzione termoelettrica e l’inserimento di strumenti in grado di ridimensionare i costi della CO2».

Il territorio

«In questi giorni a Bruxelles portiamo la voce di un intero distretto industriale, quello ceramico, che rappresenta un’eccellenza non solo emiliano-romagnola, ma europea», evidenzia il presidente della regione Emilia-Romagna Michele De Pascale, anche lui presente insieme ai rappresentati della ceramica italiana. «In Emilia-Romagna possiamo contare su aziende tra le più evolute al mondo, con impianti moderni, digitalizzati, altamente efficienti e sostenibili -puntualizza -. Penalizzarle attraverso un sistema normativo sproporzionato, a partire dal meccanismo Ets, significa far perdere competitività a chi ha fatto per primo e con responsabilità la propria parte, e allo stesso tempo favorire produttori extra-Ue come Cina, India o Turchia, Paesi in cui i vincoli ambientali, così come quelli sociali, sono di gran lunga inferiori».

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.