Dai centri in Albania trasformati in centri di permanenza per il rimpatrio alla stretta sui figli nati all’estero da cittadini italiani, sono due decreti legge e un disegno di legge i provvedimenti che ruotano attorno al tema immigrazione e cittadinanza che il Consiglio dei ministri sta per approvare.
Albania, come cambia l’operazione
Il provvedimento che serve al Governo per rilanciare l’operazione Albania, stoppata dai ripetuti alt dei giudici alla convalida dei trattenimenti dei migranti nei centri di Shengjin e Gjader, è un decreto snello di un solo articolo che non interviene a modificare il protocollo Roma-Tirana, ma si limita a modificare la legge di recepimento. Obiettivo: chiarire che nelle strutture non potranno essere ospitate soltanto le persone raccolte in acque internazionali da navi militari italiani, come previsto oggi dalla legge 14/2024, ma anche migranti destinati ai Cpr in Italia. In questo modo non è necessario cambiare la destinazione d’uso dei centri, poiché un Cpr di 144 posti è già contemplato nell’intesa siglata da Giorgia Meloni ed Edi Rama.
Le incognite sulla tutela per gli agenti di polizia
Nei giorni scorsi (si veda Il Sole 24 Ore di mercoledì) era circolata l’ipotesi di inserire nel Dl anche un pacchetto di norme ritenute urgenti a tutela del lavoro delle forze dell’ordine: un po’ per superare l’impasse sul Ddl Sicurezza, obbligato alla terza lettura alla Camera, un po’ per inserire la norma da tempo in cottura al ministero della Giustizia, che il Guardasigilli Carlo Nordio non vuole si chiami «scudo penale», ma che comunque introdurrebbe un meccanismo utile a tutti per evitare l’iscrizione nel registro degli indagati in caso di atto dovuto e procedere, dopo una prima istruttoria, direttamente all’archiviazione per scongiurare sospensione dal servizio e stop allo stipendio. Entrando in Cdm, alla domanda se la disposizione potesse slittare a uno dei prossimi Cdm, il sottosegretario Alfredo Mantovano ha risposto: «Vedremo».
Le novità sulla cittadinanza
Porta invece la firma in primis del ministero degli Esteri l’altro intervento sulla cittadinanza, suddiviso tra un decreto e un disegno di legge. Le nuove norme manterranno il principio dello “ius sanguinis”, basato sulla discendenza da cittadini italiani, e rafforzeranno la necessità anche di un vincolo effettivo con l’Italia da parte dei figli nati all’estero da cittadini italiani. Questo anche in funzione, spiegano fonti di governo, della necessità di allinearsi agli ordinamenti di altri Paesi europei e di garantire la libera circolazione nell’Ue «solo da parte di chi mantenga un legame effettivo».