Bologna – Ai vertici del Centergross si chiude l’era di Piero Scandellari. Dopo nove anni, tre anni come vice presidente, sei come presidente del polo del pronto moda di Funo di Argelato, nel Bolognese – il più grande d’Europa -, Scandellari consegna al successore, che sarà eletto il 5 dicembre, un hub che ha saputo dribblare almeno in parte la crisi innescata dal conflitto tra Ucraina e Russia, uscire senza troppi scossoni dalla pandemia, conquistare nuovi mercati lontani, nel Medio Oriente e nel Caucaso.

«Mi auguro che il mio successore continui il percorso che ho tracciato, cercando di rispondere alle esigenze di un polo che ha il proprio core business nella moda, con il 70% delle 700 aziende presenti», dice alla vigilia delle elezioni dei nuovi otto consiglieri. Saranno loro a nominare il nuovo presidente. Con una corsa che è sostanzialmente a due. A contendersi la carica sono i favoriti Graziano Ventura, attuale vice presidente, ed Emma Taddei, presidente di Rinascimento, una delle aziende più grandi del Centergross, oggi presente in più di novanta Paesi.

La prova della pandemia

Quando Scandellari prese le redini del polo, che ha un fatturato aggregato di 5 miliardi e una forte vocazione alle esportazioni (il settore moda raggiunge il 50%), era il novembre del 2019. Pochi mesi dopo sarebbe scoppiata la pandemia. Una emergenza superata proprio grazie alle caratteristiche produttive delle aziende del Centergross, tra velocità e piccoli investimenti molto frequenti per aggiornare le collezioni. «Tutto con una esposizione finanziaria abbastanza modesta – spiega Scandellari – che ci ha dato una marcia in più. E molti commercianti hanno trovato nella nostra proposta le risposte a una situazione fortemente critica».

Gli strascichi della guerra tra Ucraina e Russia

Non che sia sempre andato tutto bene. Nel febbraio del 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, il polo emiliano aveva uno dei suoi principali sbocchi commerciali, con una quota delle esportazioni totali pari al 35%, proprio nell’Est Europa. Un mercato solido e storico, che aveva iniziato a delinearsi dopo la caduta del muro di Berlino. «Da sempre – ricorda Scandellari – potevamo avvalerci di una rete di circa ottanta agenzie incaricate di gestire anche sul piano logistico e dei trasporti le relazioni commerciali con la Russia e gli altri Paesi dell’area. Pur tra mille difficoltà siamo riusciti a mantenere una operatività sul mercato russo. Soprattutto le grandi aziende maggiormente strutturate hanno saputo parare i colpi e difendere le esportazioni e i rapporti, soprattutto con i clienti storici. Non è stato così invece per le piccole imprese, che hanno sofferto».

Nuovi mercati tra Medio Oriente e Caucaso

Certo, c’era sempre l’Europa Occidentale, a partire dalla Germania: un altro grande sbocco che rappresenta anche oggi una quota del 35-40%. «Ma è un mercato saturo nel quale un giorno incameri un cliente e il giorno dopo ne perdi un altro – osserva Scandellari -. L’idea è stata allora quella di intercettare la domanda di una produzione, rigorosamente made in Italy e di qualità, a prezzi accessibili. Prima abbiamo iniziato a esplorare il Caucaso, poi il Medio Oriente». Una politica di espansione sostenuta dai bandi regionali per l’internazionalizzazione delle imprese. Prima tappa in Kazakistan, ad Almaty, con la partecipazione di alcune aziende alla Central Asian Fashion. «Un appuntamento con il quale ci siamo aperti un varco in quell’area, dove molte imprese torneranno l’anno prossimo», spiega. Poi qualche mese dopo ecco Dubai, con la Vie Fashion Week: un successo al quale è seguito l’invito a partecipare anche alla Dubai Fashion Week. Non che la crisi in cui versa il settore moda non si sia fatta sentire. «Da subito ho raccolto il grido d’allarme delle imprese», ammette Scandellari.

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