In Sicilia gli oneri di istruttoria ambientale per il settore cave e lapideo sono diventati insostenibili e mettono a rischio un settore che coinvolge circa 400 imprese per un fatturato annuo di 400 milioni.

L’audizione all’Ars

L’allarme viene lanciato dalla Cna Sicilia. Due dirigenti dell’associazione degli industriali (Maurizio Merlino e Alberto Santoro) sono stati ascoltati nei giorni scorsi dalla commissione regionale alle Attività produttive cui è stata rappresentata la situazione che fa, dicono i due, «della Sicilia un caso a parte nel contesto nazionale». Alla base c’è la Legge regionale n. 1 del 2025 con cui la Regione siciliana ha aggiornato le tariffe degli oneri di istruttoria, «portandole a livelli 5-10 volte superiori rispetto alla media nazionale – spiegano dalla Cna -. Un aumento ingiustificato, che non trova corrispondenza con la reale portata economica delle attività istruttorie e che rischia di soffocare le piccole e medie imprese del territorio».

Lo studio comparativo delle associazioni

Durante l’audizione, Alfio Grassi, rappresentante del Consorzio Pietra Lavica dell’Etna, ha illustrato uno studio dettagliato che confronta gli oneri siciliani con quelli applicati in altre regioni italiane.

«Simulando il calcolo di oneri di istruttoria di una cava di dimensioni medie – ha spiegato Grassi – ne deriva che, in Sicilia, un proponente che attiva la procedura di verifica di assoggettabilità andrà a sostenere circa 8.000 – 10.000 euro di spese di istruttoria, mentre in Campania, per il medesimo progetto, basteranno solo 2.500 euro».

Tra gli aumenti più eclatanti la Cna segnala quelli che riguardano la “valutazione preliminare”, il cui costo fisso passa da 300 a 6.000 euro, con un incremento del 1.900%. Analogo balzo, spiegano dalla Cna, per le verifiche di assoggettabilità a Vas e Via, con aumenti che in alcuni casi raggiungono il 500%. «In particolare, le tariffe variabili per le procedure Via/Paur toccano oggi il 5 per mille del valore dell’opera, contro l’1 per mille precedente».

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