Sessant’anni fa, nel 1965, nasceva l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Oggi Airc celebra un anniversario che non è solo memoria, ma impegno rinnovato. Perché il cancro continua a rappresentare una delle più grandi sfide globali: secondo l’Oms, entro il 2050 i casi raddoppieranno e con essi la mortalità. La ricerca oncologica non è dunque un capitolo secondario, ma la vera frontiera per la salute pubblica e la competitività scientifica del Paese. “Airc ha contribuito in modo decisivo a promuovere la consapevolezza sociale sul cancro, trasformando la prevenzione e la ricerca di cura in un obiettivo di massa. Anche grazie alla Fondazione l’Italia ha superato il fatto che anche solo nominare il cancro fosse un tabù”, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci in occasione di questo importante “compleanno” della Fondazione. Un compleanno che coincide con la presentazione del rapporto “Alle fonti della ricerca sul cancro”, realizzato da Cergas Sda Bocconi, che per la prima volta mappa in maniera sistematica i finanziamenti destinati alla ricerca oncologica in Italia nel periodo 2016–2023. L’analisi mostra un sistema ricco ma frammentato, che necessita di una strategia nazionale coerente.

Il quadro globale

Nel mondo i fondi per la ricerca oncologica sono cresciuti fino a superare gli 8 miliardi di dollari l’anno, con gli Stati Uniti leader per investimenti e brevetti, seguiti da Regno Unito ed Europa. Ma il sistema resta squilibrato: oltre il 60% delle risorse si concentra su ricerca di base e sviluppo di farmaci, mentre la prevenzione riceve poco più di briciole. A essere penalizzati sono anche i tumori più letali, come polmone, pancreas e stomaco, che ricevono finanziamenti nettamente inferiori rispetto al loro impatto epidemiologico.

Il caso italiano

Tra il 2016 e il 2023 l’Italia ha destinato circa 2,47 miliardi di euro alla ricerca oncologica. Quasi metà dei fondi proviene dal settore non profit: 1,17 miliardi complessivi, di cui ben 973 milioni erogati da Airc. Seguono il ministero della Salute con 635 milioni, l’Unione europea con 505 milioni, il ministero dell’Università e della Ricerca con 120 milioni, e contributi più limitati da Aifa (15,5 milioni) e Regioni (20,5 milioni).

Il ministero della Salute resta pilastro del sistema pubblico grazie alla “ricerca corrente” negli Irccs, che da sola assorbe oltre l’80% dei fondi ministeriali. L’Unione europea rappresenta un motore strategico con 221 milioni dal Pnrr e quasi 186 milioni dai programmi Horizon. Ma il primato italiano resta quello del non profit, con Airc protagonista assoluta per continuità, dimensione e qualità dei finanziamenti.

Il ruolo di Airc

In sessant’anni Airc ha erogato oltre 2,5 miliardi di euro, sostenendo migliaia di progetti e formando generazioni di ricercatori. Oggi è l’ente non profit che più di ogni altro alimenta la ricerca competitiva sul cancro in Italia. «Una presa di coscienza globale ha permesso negli ultimi anni di aumentare notevolmente i fondi destinati alla ricerca sul cancro – spiega Daniele Finocchiaro, consigliere delegato di Fondazione Airc –. Lo studio di Cergas conferma che le organizzazioni non profit hanno un ruolo cruciale, e il contributo di Airc è stato particolarmente rilevante. Molte sono le sfide che ci attendono e nessuno può affrontarle da solo: serve una sinergia tra istituzioni e attori pubblici e privati. La sfida per il futuro è sviluppare forme di collaborazione efficace tra tutti gli enti finanziatori, per massimizzare i risultati verso l’obiettivo che ci accomuna: rendere il cancro sempre più curabile».

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