Carlo Calenda ha chiamato a raccolta i “volenterosi italiani”, cioè quelli che, ha sottolineato all’acme del suo intervento di chiusura al congresso di Azione, domenica 30 marzo, «sono a favore di una Nato Europea». Non Matteo Salvini e Giuseppe Conte che, da «populisti», «sono la stessa cosa» e direbbero di no. E non Matteo Renzi, che è contro il piano von der Leyen dopo aver subito una «forte mutazione genetica». Non la segretaria del Pd Elly Schlein, che è per l’Europa, ma non per il riarmo. E né la premier Giorgia Meloni, «che è per il riarmo, ma non per l’Europa».

Calenda guarda a Fi, +Europa fino a un pezzo del Pd

L’appello di Calenda si è rivolto a un preciso arco parlamentare che immagina possa andare dal suo partito a Fi, passando per +Europa, fino ad un pezzo del Pd. E che lui punta a far diventare determinante. Anche in vista delle prossime regionali. Giovanni Donzelli, infatti, già ipotizza alleanze con Calenda per le Marche. Ma questo gruppo, che qualcuno definisce “Ursula 2.0” perché richiama quella che si creò in Ue per eleggere von der Leyen, non sembra scaldare, almeno per ora, i cuori dei chiamati in causa.

L’appoggio a Gentiloni

Tace Forza Italia, mentre +Europa con Riccardo Magi invita a puntare gli occhi sulle divisioni della maggioranza più che su quelle dell’opposizione e ad evitare di applaudire troppo la Meloni vista la situazione del Paese. E una chiusura è giunta anche dai riformisti Dem nominati da Calenda uno ad uno dal palco. A cominciare da Paolo Gentiloni, che lui farebbe «premier domattina». Una predilezione che sintetizza così: «Dove sta Calenda? Sta con Gentiloni». Ma poi cita anche Pina Picierno, che ha aperto le assise di Azione e Giorgio Gori, insieme a Dario Nardella e Filippo Sensi, di cui cita anche i ripetuti post sui social a favore del sostegno di Starmer o Sanchez al piano Ursula. L’invito è quello, non tanto a «entrare in Azione», ma «a costruire qualcosa» che «possa staccarsi» dal Pd per poter dialogare. «È fatto così, gli si vuole bene lo stesso», ha commentato ironico Sensi postando il video nel quale il leader di Azione lo ha chiamato in causa.

A chiudere ufficialmente la porta è stato però il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia popolare, che ha assicurato: «I riformisti del Pd continueranno a battersi con determinazione per un Pd plurale e con cultura di governo. Facendo esattamente il contrario di chi ci vorrebbe divisi».

Più in generale, nel partito di Schlein si sottolinea come Calenda riproponga di fatto un progetto già visto che non ha portato ai risultati sperati. In ogni caso, il congresso di Azione rimette in qualche modo sotto i riflettori le posizioni diversificate tra i Dem, soprattutto sul fronte della politica estera. E questo, mentre si avvicinano scadenze cruciali come la piazza del 5 aprile contro il riarmo di Giuseppe Conte e il voto a Montecitorio, nella seconda settimana di aprile, delle mozioni contro il piano di riarmo Ue presentate da M5S, Avs e Azione.

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