L’affanno di un gigante da 5 miliardi
Eppure, nonostante queste minacce, i numeri complessivi del settore continuano a essere da primato, rendendo ancora più preoccupante il rischio di vedere compromessa un’eccellenza industriale italiana. Secondo le elaborazioni di Unione Italiana Food su dati Istat e NielsenIQ, l’Italia ha prodotto nel 2024 oltre 430mila tonnellate di caffè, tra tostato e solubile, confermandosi come secondo Paese produttore di caffè tostato nell’Unione Europea e quinto produttore di caffè solubile. Un risultato reso possibile dalle circa mille torrefazioni d’eccellenza distribuite lungo tutta la penisola, che hanno generato un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro.
I consumi domestici confermano il legame profondo tra gli italiani e questa bevanda. Nel 2024 sono state consumate in Italia oltre 280mila tonnellate di caffè, con un consumo pro capite salito a 4,8 kg all’anno, equivalenti a 792 tazzine di espresso per persona. Il consumo rimane prevalentemente domestico: su 100 tazzine, 72 vengono consumate tra le mura di casa, mentre il restante 28% deriva da consumi fuori casa in bar, ristoranti e hotel.
Sul fronte dell’export, l’Italia ha esportato 300mila tonnellate di caffè nell’ultimo anno, di cui 5.700 tonnellate di solubile. Per il caffè tostato, le principali destinazioni sono Germania, Francia, Polonia, Stati Uniti e Regno Unito. Per il solubile invece Francia, Filippine e Bulgaria guidano la classifica.
L’evoluzione dei consumi
Interessante notare come stiano cambiando le abitudini di consumo degli italiani. Nel 2024 si registra un aumento significativo del mono-porzionato a discapito del caffè macinato. Capsule e cialde hanno registrato una crescita a volume del 13%, passando dal 20,6% del 2023 al 24% del 2024, mentre il caffè macinato ha subito una contrazione del 6% a volume, scendendo dal 67,6% al 64%, pur rimanendo la scelta preferita degli italiani. Seguono il caffè in grani con l’8% e il caffè solubile con il 4% delle preferenze.
Per quanto riguarda le varietà importate, la Robusta ha costituito un terzo delle importazioni mentre l’Arabica rappresenta i due terzi del totale, con Brasile e Vietnam che forniscono oltre la metà del fabbisogno nazionale.
