Lanciata nel 2019 e diventata in pochi anni una delle app di fotoritocco più popolari al mondo, l’app sviluppata da Bending Spoons, la software house milanese già nota per applicazioni di successo come Splice e Meetup (acquisita nel 2024) e piattaforme assai popolari come Evernote e Vimeo (comprate rispettivamente nel 2022 e nel 2025), continua ad evolvere grazie all’integrazione delle tecnologie di intelligenza artificiale generativa di Google.
A dare ulteriore potenza allo strumento che migliora la qualità delle immagini e genera nuovi contenuti fotografici a partire da scatti esistenti è stata l’adozione del nuovo modello AI di BigG, soprannominato “Nano Banana”.
I numeri dell’app
L’aggiornamento che ha integrato in Remini il modello Gemini Flash Image di Google (“Nano Banana” per l’appunto) tramite la piattaforma Vertex AI, dicono i diretti interessati, ha trasformato Remini in una vera e propria fabbrica creativa di contenuti visivi. E i numeri che riassumono il percorso registrato dall’app nelle ultime settimane sono lì a dimostrarlo: le installazioni settimanali sono infatti cresciute del 175%, raggiungendo quota 1,16 milioni di download globali. Le ragioni di questo boom? In casa Bending Spoons sono convinti che la risposta sta nei miglioramenti qualitativi apportati dal nuovo modello di intelligenza artificiale, che ha potenziato sia la resa delle immagini sia la velocità di generazione. Il balzo in avanti prestazionale è suggellato dal forte incremento dell’engagement, confermato dal fatto che gli utenti oggi possono produrre in media un numero di immagini cinque volte superiore, superando la soglia dei 100 milioni di creazioni in meno di due mesi. “La recente crescita di Remini – ha spiegato in una nota il General Manager, Alessandro Savarese – mostra quanto sia potente unire innovazione e scalabilità. Grazie al modello Nano Banana di siamo riusciti a offrire ai nostri utenti qualità e velocità di livello ottimale e allo stesso tempo l’infrastruttura di Google Cloud ci ha permesso di soddisfare senza problemi il carico di richieste”. Il che significa nessun rallentamento sulle prestazioni dell’app e scalabilità assicurata per garantire al team di sviluppo la possibilità di sfruttare il momento di viralità per rilasciare oltre 30 nuovi pacchetti fotografici in meno di una settimana, tra cui preset per modelli e contenuti dedicati alla “Spooky Season”.
Il ruolo dell’infrastruttura
Il sodalizio fra Bending Spoon e Google Cloud è iniziato nel 2018 e c’è chi osserva come il “caso Remini” rappresenti uno degli esempi migliori di come la collaborazione tra startup e BigTech possa sviluppare benefici concreti nel campo dell’intelligenza artificiale generativa. Un matrimonio che Darren Mowry, Vice President Global Startups di Google Cloud, ha ricordato non a caso parole significative. “Remini – ha spiegato il manager – ha dimostrato quanto velocemente le aziende possano tradurre le capacità avanzate dei nostri modelli e della nostra infrastruttura ottimizzata per l’AI in un valore tangibile per milioni di utenti”. La chiave della nuova accelerazione dell’app, secondo Mowry, è il giusto equilibrio tra prestazioni ed efficienza dei costi e il superamento degli ostacoli legati alla latenza, equilibrio reso possibile (come ripete spesso Google) da un hardware flessibile e scalabile per qualsiasi caso d’uso. L’integrazione del modello Gemini Flash Image è solo l’ultimo (per ora) tassello di un percorso che vede impegnata una piattaforma (quella di Google Cloud) che già gestisce carichi di lavoro multi-tenant su scala globale. E lo stack adottato da Bending Spoons è parte integrante di questo disegno, in virtù di un’infrastruttura che comprende Cloud DNS, Cloud CDN, Compute Engine, Kubernetes, Pub/Sub per code asincrone e BigQuery per analytics.




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