Arriva una doppia stretta sui regimi agevolati per chi rientra in Italia. Nel mirino entrano le possibilità di cumulo ancora presenti tra le pieghe delle norme dopo la riforma degli impatriati (detassazione al 50% che può salire in alcuni casi al 60% per attrarre talenti e cervelli dall’estero) arrivata con uno dei decreti attuativi della delega fiscale (Dlgs 209/2023). Stop quindi all’ipotesi di aumentare a dismisura il vantaggio fiscale sommando insieme l’accesso al regime riservato ai nuovi ingressi e ai rientri con quello dei docenti e ricercatori. Ma scatterà anche lo sbarramento tra gli impatriati e quello dei cosiddetti Paperoni, che prevede una tassazione a imposta sostitutiva (100mila euro elevate a 200mila per chi è entrato in Italia dopo le modifiche del Dl Omnibus) solo, però, in questo caso per i redditi prodotti all’estero. Con una preclusione destinata a scattare già dall’anno d’imposta 2024. È una delle novità contenute nel decreto fiscale atteso oggi, giovedì 12 giugno, in Consiglio dei ministri.

Decreto che potrebbe essere sdoppiato rispetto all’altro provvedimento d’urgenza che contiene, tra l’altro, anche la proroga dell’entrata in vigore al 1° gennaio della sugar tax per non farla scattare dal 1° luglio e l’atteso abbassamento dell’Iva al 5% delle cessioni di opere d’arte per mettere l’Italia sullo stesso piano degli altri partner europei. Misure che, però, a differenza di quelle del decreto “solo” fiscale, richiedono una copertura.

La valutazione tecnica e politica

Anche per questo, nonostante compaia nell’articolato delle prime bozze circolate con una data ancora in bianco, sarà necessario attendere la valutazione tecnica e politica finale sull’ipotesi di rinvio della scadenza di versamento delle imposte sui redditi, Iva e Irap dovute in base alle dichiarazioni 2025 dalle partite Iva per cui si applicano (o si potrebbero) applicare le pagelle fiscali. L’ipotesi su cui anche ieri sono proseguiti i ragionamenti dei tecnici è quella di fissare la scadenza il 15 o il 20 luglio.

A complicare l’ipotesi c’è una ragione di evidente salvaguardia dei flussi di cassa che servono per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni. Anche perché i tempi supplementari avrebbero una portata ad ampio raggio visto che riguarderebbero 4,6 milioni di partite Iva, comprese sia quelle che adottano la flat tax (forfettari ed ex minimi) sia i soggetti che partecipano a società, associazioni e imprese. E bisognerebbe poi stabilire fino a quando si spingerà la possibilità di versare con la maggiorazione dello 0,40 per cento.

Le modifiche al calendario fiscale

Ma sotto esame ci sono anche altre modifiche al calendario fiscale. Molto atteso dalle imprese globalizzate che operano su più Stati e che sfruttando le singole regole nazionali possono dedurre i costi oppure ottenere vantaggi fiscali in più Paesi. Il termine per il dossier che consente di neutralizzare le possibili future sanzioni da parte dell’amministrazione finanziaria per i periodi d’imposta che vanno dal 2020 al 2022 è fissato al 30 giugno. Il decreto punta ad allineare l’attuale scadenza di fine giugno a quella del 31 ottobre, fissata per la documentazione per i periodi d’imposta 2023 e 2024.

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