Un botta e risposta che va avanti da inizio 2025. Da una parte c’è la società di consulenza trentina, Nummus, che ha pubblicato una black list dove ha inserito le aziende (una ventina) che producono, vendono, trasportano mine antiuomo e bombe a grappolo.

Dall’altra c’è forse la più nota, almeno negli Usa e in Europa, di tali aziende, l’americana Lockheed-Martin che ha chiesto di essere tolta dalla lista.

L’ultima risposta

«L’ultima email di Lockheed Martin è arrivata il 31 marzo – spiega Claudio Kofler, amministratore delegato di Nummus –. Ci hanno chiesto nuovamente di essere tolti dalla lista di esclusione che aggiorniamo ogni mese. Purtroppo le risposte non ci hanno soddisfatto. Gli abbiamo allora chiesto di certificare in qualche modo ciò che affermano. Adesso aspettiamo una loro ulteriore replica».

Kofler ricorda che Nummus è stata contattata proprio dall’azienda americana dopo la pubblicazione della black list che tante discussioni ha provocato in Italia. «Nello specifico alla Lockheed – aggiunge Kofler – contestiamo una serie di questioni riguardanti le bombe a grappolo vietate dalla Convenzione di Oslo. Con loro c’è stata anche una call in cui ci siamo confrontati sulla normativa italiana che vieta il finanziamento diretto e indiretto delle aziende attive nel settore delle mine antiuomo e delle bombe a grappolo».

La legge 220 del 2021

Come sanno i lettori di Plus24, del tema ce ne siamo occupati a più riprese. L’8 marzo scorso, nell’inchiesta “Portafogli minati”, abbiamo approfondito una serie di dubbi e interrogativi che gli stessi lettori hanno fatto emergere attraverso le email a plus@ilsole24ore.com. Al centro del dibattito c’è appunto la legge 220 del 2021 e i suoi divieti di finanziamento.

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