Dopo la parentesi del 2022, il mercato libero presenta nuovamente prezzi superiori al servizio di maggior tutela per tutte le classi di consumo. È quanto si legge nella Relazione Annuale a governo e Parlamento appena presentata da Stefano Besseghini, presidente dell’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera). «Dal 2012 al 2019, quindi su un arco temporale lungo, caratterizzato da prezzi dell’energia relativamente stabili e certamente più bassi di ora, il prezzo nel servizio di maggior tutela per i clienti domestici è stato costantemente inferiore a quello espresso dal mercato libero con un differenziale in media pari al 19%», ha spiegato il numero uno dell’Arera nell’Aula dei gruppi parlamentari dove si è svolta l’illustrazione del documento.

L’andamento dei prezzi nei due mercati

Secondo Besseghini, nel periodo 2020-2024, «le cose sono andate diversamente» per dinamiche che sono da ricondurre ai ben noti temi del Covid, della crisi dei prezzi e dei mutamenti geopolitici. In particolare, ha chiarito il numero uno dell’Arera, «nel corso del 2022 e parte del 2023 il prezzo del servizio di tutela è stato superiore a quello del mercato libero».

L’intervento del decreto Aiuti bis

Besseghini ha però ricorsato che il cosiddetto decreto Aiuti bis dell’agosto 22 era intervenuto in materia, «sospendendo fino al 30 giugno 2023 l’efficacia di ogni clausola contrattuale che consentisse all’impresa fornitrice di modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo». Con la fine del 2023 i due valori si sono nuovamente invertiti e per tutto il 2024, ha chiarito, «la differenza è stata particolarmente marcata a favore del servizio di tutela di fatto grazie alle particolari modalità di recupero dei costi del servizio di tutela che per consolidata regolazione compensano le variazioni in eccesso o in difetto pagate nel periodo precedente su un arco temporale successivo relativamente lungo».

Dall’inizio del 2025 prezzi nel tutelato di nuovo giù

Poi, dall’inizio del 2025, il rapporto ha virato sui vecchi binari. «Abbiamo visto ritornare un differenziale non dissimile da quello che ha caratterizzato i due mercati nel decennio precedente». Il confronto, ha quindi ricordato Besseghini, «si svolge in questo caso tra una media di prezzi di offerte del mercato libero e l’unica proposta che caratterizza il servizio di tutela. Peraltro, sul mercato libero è ritornata significativa la presenza di offerte a prezzo fisso. È del tutto evidente che nella media del mercato libero esistano offerte che si collocano sopra l’offerta di tutela, ma se questo differenziale stesse nell’ordine di qualche punto percentuale sarebbe la valorizzazione di eventuali servizi non previsti dalla tutela».

I numeri del divario

Nella sintesi della Relazione Annuale l’Arera riporta due esempi che certificano il divario dei prezzi. Al 1° gennaio 2025, il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico (vulnerabile) residente in maggior tutela, con consumi annui di 2mila kilowattora e 3 kW di potenza, è pari a 28,21 centesimi di euro per kWh al netto delle imposte e 31,28 centesimi di euro per kWh al lordo, mentre per un consumatore domestico residente nel servizio a tutele graduali, con consumi annui di 2mila kWH e 3 kW di potenza, è pari a 22,33 centesimi di euro per kilowattora al netto delle imposte e 24,81 centesimi di euro al loro delle stesse.

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