Storie Web venerdì, Novembre 14
Notiziario

Girasoli nel motore. Una prospettiva molto più concreta rispetto allo slogan sessantottino sui fiori nei cannoni, a patto che Bruxelles chiarisca alcune regole per gli agricoltori e il mondo industriale. La Commissione sta infatti per definire cosa si intende per “coltura intermedia” nell’ambito della direttiva sulle energie rinnovabili, un passaggio fondamentale per consentire anche agli agricoltori italiani di intercettare il ricco business dei biocarburanti, un mercato da 120 miliardi destinati a raddoppiare nei prossimi 10 anni. “L’Europa sta per prendere una decisione cruciale che potrebbe aprire nuovi mercati agli agricoltori italiani, contribuendo al contempo a ridurre drasticamente le emissioni prodotte dal trasporto aereo. Senza una definizione ampia, crediamo che gli agricoltori europei saranno esclusi da questa opportunità ”. Gabriele Burato è il capo in Italia di Corteva Agriscience, il colosso dell’agrochimica nato a seguito della fusione tra Dow e DuPont da oltre 14 miliardi di fatturato che insieme agli altri tre big del settore (Bayer, Basf e Syngenta) controlla la maggioranza del mercato mondiale dei prodotti per la protezione delle colture, sementi, fitofarmaci e fertilizzanti. In Italia conta due stabilimenti e due centri di ricerca concentrati al Nord e ora si prepara a investire sulla nuova frontiera dei biocarburanti. Così anche i girasoli coltivati in Italia si candidano a fornire una parte del carburante per i prossimi voli.

“In questi giorni – spiega Burato – il settore del trasporto aereo è impegnato a trovare fonti di carburante sostenibile per l’aviazione (Saf) che siano competitive in termini di costi, in virtù delle nuove normative europee che richiedono alle compagnie di includere almeno il 2% di Saf nelle miscele di carburante, con l’obiettivo di arrivare al 70% entro il 2050. I biocarburanti derivati dall’agricoltura potrebbero far parte della soluzione. Colture come il girasole contengono nei loro semi un’elevata percentuale di olio e rappresentano una materia prima perfetta per la produzione di biocarburanti”.

Mentre l’Italia, anche con l’ultima revisione del Pnrr, accelera sull’agrivoltaico di ultima generazione che non prevede consumo di suolo e si aggiunge al mix delle agroenergie dominato dal biometano, a livello globale si discute da tempo sulla contrapposizione tra destinazione energetica e alimentare delle materie prime agricole. In Europa, dice Burato, “il ruolo degli agricoltori nella produzione di energia sostenibile viene spesso trascurato, perché avendo a disposizione una quantità limitata di terreni fertili devono dare la priorità alla produzione di alimenti e mangimi, come succede anche in Italia. Tuttavia, con soluzioni innovative e il giusto supporto normativo, i biocarburanti possono diventare un elemento chiave anche per il futuro dell’energia sostenibile in Europa, con l’agricoltura nel ruolo di protagonista. Coltivare per produrre biocarburanti sarà sempre più redditizio”.

Normalmente, le colture associate alla produzione di biocarburanti sono come colza, mais e soia. Accanto a queste Corteva vuole puntare in Italia sul girasole. Sulla convenienza della scommessa Burato non ha dubbi: “Innanzitutto, in termini di costi, coltivare colture dedicate come i girasoli tra un raccolto e l’altro, è più conveniente rispetto alla produzione di combustibili fossili, o dei carburanti sintetici per l’aviazione. Il vantaggio di utilizzare colture oleaginose è che esiste già una catena di valori per tutte le componenti dei semi che vengono utilizzati, e in Europa ci sono già attività come impianti per la frantumazione, stoccaggio, e raffinerie, operative e con la capacità di convertire l’olio in carburante per l’aviazione”.

Soprattutto, aggiunge, “c’è un modo per produrre queste colture sui terreni già esistenti, senza compromettere la produzione alimentare. Per migliaia di anni gli agricoltori in tutto il mondo, tra le loro colture principali, essenziali per l’alimentazione come frumento, soia e mais, hanno coltivato colture intermedie per proteggere i suoli. Queste colture di copertura mantengono il carbonio fuori dall’atmosfera, trattengono l’acqua e il nutrimento nel suolo e prevengono l’erosione. Spesso vengono arate direttamente nel terreno e non sono utilizzate. Ma adesso le cose stanno cambiando, oggi lavoriamo con gli agricoltori per testare il potenziale delle oleaginose per le colture di copertura, come i girasoli. Collaborando con aziende del settore energetico per raffinare e processare questo olio, si crea un mercato per queste colture, cosa essenziale per gli agricoltori. Ogni giorno investiamo più di 4 milioni in ricerca, le nostre tecnologie per il miglioramento genetico ci permettono di sviluppare i migliori semi da usare nei sistemi di doppia coltura. Vogliamo convincere gli agricoltori a coltivare i nostri semi”.

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