Fare i conti con la realtà e ripensare la competitività globale. Il titolo dell’intervento del Nobel dell’economia Joseph Stiglitz sintetizza il quadro di fondo davanti alle imprese. Fatto di dazi e incertezze geopolitiche.
In presenza di una svolta nel modello di globalizzazione, della transizione green e di quella digitale, della messa in discussione delle storiche alleanze politiche e commerciali, quadro reso ancora più fluido e incerto dopo il vertice di Tianjin con il nuovo asse sancito tra Cina, Russia e India. «Scenario complesso – spiega il presidente di Assolombarda Alvise Biffi – che richiede risposte straordinarie per mantenere la competitività delle nostre imprese e del nostro territorio».
Temi critici quelli posti al centro del dibattito nell’evento promosso dalla prima territoriale di Confindustria in collaborazione con A2A, Forum sulla Competitività che vuole stimolare una riflessione sistemica sul futuro dell’industria italiana ed europea e sulla capacità del nostro continente di definire una traiettoria autonoma, riaffermando il proprio ruolo da protagonista.
Un primo ostacolo è rappresentato dai dazi, (il 71% degli italiani, racconta la direttrice di Euromedia Research Alessandra Ghisleri, vede un impatto importante sull’Italia) che potrebbero arrivare a penalizzare l’export fino a 23 miliardi. Gap, stima Assolombarda, a cui si aggiunge l’impatto della svalutazione del dollaro, mancati incassi per 400 milioni di euro nella sola Lombardia. «L’accordo con gli Usa – commenta Biffi – ha ridotto l’incertezza ma non le preoccupazioni. Per questo diventa vitale per le imprese rafforzare i rapporti con nuove aree di crescita come India, Golfo Persico, Australia, Canada e Mercosur: solo quest’ultimo ha un mercato da 720 milioni di consumatori. Le conseguenze dei dazi imposti dall’amministrazione Usa e gli esiti del recente vertice di Tianjin rappresentano cambiamenti epocali, che mettono in discussione la forza dell’Occidente e pongono l’Europa in una posizione di forte debolezza». Come reagire?
La via da percorrere è quella dell’innovazione, con nuovi investimenti in tecnologie che possono fare da traino anche al recupero della produttività. «Se la competizione tecnologica è la nuova geopolitica- spiega – , in questa partita l’Europa non sta giocando. L’unico modo per tornare in gioco è fare un piano europeo per investire subito grandi risorse in innovazione e soprattutto IA, che è la tecnologia del prossimo secolo. Serve un’Europa unita, che metta in campo un piano straordinario di politica industriale con politica e imprese impegnate nella stessa direzione per salvaguardare la nostra competitività con investimenti rilevanti che per ora non vediamo».
