Storie Web venerdì, Giugno 13
Notiziario

Spionaggio internazionale, teorie complottistiche, servizi segreti, e persino una presunta maledizione dopo la morte del sommozzatore olandese ritrovato tra le lamiere del relitto. Attorno all’affondamento del Bayesian si sono intrecciate le narrazioni più disparate, alimentate dal profilo elevatissimo delle persone coinvolte, in primis quello di Mike Lynch, imprenditore britannico di primo piano nel mondo dell’hi-tech. A rendere ancora più enigmatico l’episodio è il naufragio di quello che doveva essere un’imbarcazione ipertecnologica, considerata virtualmente inaffondabile. Tuttavia, l’ultima pista investigativa punta verso una causa ben più ordinaria.

Un’anomalia che fa luce sull’accaduto

Secondo l’ipotesi attualmente sotto esame, lo yacht avrebbe subito un malfunzionamento prima di raggiungere la rada di Porticello, dove il 19 agosto scorso è affondato con sette persone a bordo. Questo guasto avrebbe permesso all’acqua di penetrare in uno dei compartimenti della nave — forse nella sala macchine o in uno dei locali limitrofi a poppa. In questo scenario, la violenta tempesta che imperversava quella notte avrebbe contribuito al disastro, ma non ne sarebbe stata la causa principale.

A supportare questa ricostruzione ci sono alcuni indizi emersi dalle indagini, tra cui uno in particolare ritenuto significativo dagli esperti: un vetro antisfondamento, posizionato tra la sala macchine e la control room, risulta incrinato. In un video realizzato dai sommozzatori all’interno del relitto, il vetro appare crepato in più punti e incurvato verso la control room, ma non frantumato. Per gli inquirenti, questo dettaglio lascia presumere che la pressione idrostatica — ovvero la spinta esercitata dall’acqua — sia partita dalla sala macchine, che si sarebbe allagata prima degli altri compartimenti.

Non è stato rilevato alcun oggetto che possa aver urtato il vetro, e la porta stagna che collega alla control room è risultata chiusa. Resta però un’altra possibile via d’accesso, anch’essa dotata di tenuta stagna: era aperta al momento dell’impatto con l’acqua? Finora le indagini indicano che tutti i portelloni fossero sigillati, e lo scafo apparirebbe integro. Nessun malfunzionamento riscontrato nemmeno sulla chiglia basculante, in passato finita sotto osservazione. Tuttavia, la fiancata destra dello scafo, adagiata sul fondale, non è ancora stata ispezionata. Solo dopo il recupero del relitto, previsto non prima del 25 maggio, si potrà verificare se vi siano fessure o danni strutturali nascosti. In assenza di lesioni esterne, si ipotizza un cedimento interno di qualche componente meccanico: gli assi delle eliche? Le prese a mare?

Dettagli tecnici e testimonianze

Un ulteriore elemento sotto esame è l’albero maestro dell’imbarcazione, alto ben 72 metri — tra i più alti mai installati su uno yacht. La notte del naufragio era illuminato, ma durante la tempesta si è spento improvvisamente, pur restando in piedi ancora per diversi minuti. Secondo chi indaga, questo potrebbe essere stato causato dal blocco del generatore situato proprio nella sala macchine. Inoltre, testimoni riferiscono che l’albero, già prima della tempesta, sembrava inclinato in modo anomalo nonostante l’assenza di vento. Un dettaglio che apre a nuovi interrogativi.

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