La Banca d’Italia conferma la stima dell’aumento del Pil dello 0,6% quest’anno ma riduce la previsione per il 2026 allo 0,6% rispetto a quanto aveva stimato a giugno. Nelle proiezioni macro dell’istituto centrale diffuse oggi (che non tengono conto delle misure della Manovra appena approvata) si ricorda come “nel secondo trimestre il Pil dell’Italia è leggermente sceso, riflettendo il forte calo delle esportazioni”. Nei mesi estivi l’economia italiana sarebbe tornata a espandersi, seppure in misura modesta, riflettendo il rialzo degli investimenti e il leggero aumento dei consumi.
Famiglie caute su consumi nel 2025
Cautela delle famiglie per i consumi nel 2025. E’ quanto sottolinea la Banca d’Italia nel bollettino economico dove rileva che “tra i nuclei familiari che segnalano una contrazione, i prezzi elevati rappresentano la principale motivazione; tra quelli meno abbienti vi incide anche la diminuzione del reddito, mentre tra i nuclei più benestanti rilevano pure motivi di natura precauzionale.” “Le intenzioni di acquisto delle famiglie restano improntate alla cautela per l’elevata incertezza del contesto internazionale, specie tra quelle con maggiori difficoltà economiche” si legge. rilevando comunque come in previsione rifletterano “maggiormente l’espansione del reddito disponibile.
Rallenta aumento retribuzioni ma sopra inflazione
Rallenta la crescita delle retribuzioni in Italia che che “resta tuttavia al di sopra dell’inflazione”. Secondo quanto emerge dal bollettino economico della Banca d’Italia “in primavera l’incremento delle retribuzioni contrattuali nel settore privato non agricolo si è attenuato (al 3,2 per cento nel secondo trimestre su base annua, dal 4,4 del periodo precedente. In un contesto di debolezza ciclica, le retribuzioni orarie di fatto hanno continuato a salire, ma a tassi inferiori (al 2,8 per cento, dal 4,1)”. L’istituto centrale nota come “in termini reali, le retribuzioni contrattuali e di fatto erano ancora al di sotto dei valori del secondo trimestre del 2021 (del 6,9 e dell’8,5 per cento, rispettivamente), mentre nell’area dell’euro quelle effettive avevano quasi completato il recupero”. L’indebolimento della dinamica salariale, che ha interessato sia la manifattura sia i servizi, ha contribuito a contenere l’aumento del costo del lavoro per unità di prodotto . Il rallentamento delle retribuzioni contrattuali è proseguito nei mesi di luglio e agosto (al 2,6 per cento) e si estenderà anche alla seconda metà dell’anno sulla base degli accordi in vigore. La dinamica complessiva dipenderà però anche dalle trattative in corso, in particolare quella relativa al comparto metalmeccanico, il cui contratto, scaduto a giugno dello scorso anno, interessa quasi l’80 per cento dei lavoratori in attesa di rinnovo nel settore privato non agricolo”.