Nel 2024 le aziende italiane portano a casa una sufficienza piena per quanto riguarda l’applicazione dei criteri Esg. Che sono i pilastri su cui si costruisce il percorso di sostenibilità di un’impresa, ma anche gli elementi su cui la comunità finanziaria valuta la bontà di un investimento.

I dati – che il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare – sono su una scala da “A” a “D” e sono in linea con quelli globali, anche se a livello mondiale il punto di partenza è “D -”. Arrivano dalla prima edizione del Synesgy Global Observatory, realizzato da Crif usando i dati di Synesgy, piattaforma globale specializzata nella valutazione di aziende in ambito Esg lanciata nel 2021 da Cribis.

Dal 2021, le imprese hanno aumentato il loro punteggio da “basso” (D) a “soddisfacente” (C). «È interessante notare che il 39% delle aziende italiane del campione riescono a migliorare il proprio punteggio in circa un anno», rileva Simone Rampichini, senior director di Synesgy.

Il campione italiano prevede oltre 135mila aziende, di cui l’86% ha un fatturato medio di dieci milioni di euro; quello globale è composto da 500mila aziende di 144 Paesi, con fatturato annuale complessivo di 8mila miliardi di euro e 55 milioni di dipendenti. A livello globale, le aziende con punteggio A o B (ovvero “eccellente” e “ buono”) rappresentano il 72% del fatturato, e costituiscono il 18% del campione. Guardando ai dati nazionali – in una scala da A a E – quasi metà delle grandi imprese ha un punteggio B (37,92%) e A (8,61%). La piramide si rovescia per le Pmi: 43,37% ha un punteggio D e il 17,14% è E. La piena sufficienza (C) caratterizza il 30% delle Pmi e il 34% delle grandi.

I settori più virtuosi

L’osservatorio prende in considerazione nove settori – dall’edilizia ai trasporti, all’industria di produzione (si veda il dettaglio sulle Pmi). Sul podio dei comparti con ottimo e buon livello (A e B) di sostenibilità i trasporti/distribuzione (18,2%); l’edilizia (14,9%) e l’industria e produzione (14,6%); al quarto posto i servizi finanziari (13,6%). In generale, il 12,5% dei settori ha un rating ottimo o buono; oltre il 70% viene valutato con sufficiente (30,9%) o basso livello di Esg.

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