L’effervescenza c’è, eccome se c’è. Ed è cresciuta negli ultimi anni: un po’ per il rinnovato interesse di giovani imprenditori siciliani, un po’ per l’arrivo di gruppi dal Nord, un po’ per le esigenze di spesa del Pnrr e dei fondi Ue. Insomma l’innovazione siciliana riesce a fare molto rumore anche se il tessuto resta fragile. Ma bisogna dare atto a ciò che c’è e a ciò che man mano arriva. Un’esperienza sicuramente rilevante è quella di Isola a Catania creata dall’imprenditore Antonio Perdichizzi che con la sua Fondazione Marea ha raccolto oltre 400mila euro da sostenitori. Ed è importante ciò che sta costruendo a Palermo la piattaforma Innovation Island di Digitrend di cui è Ceo Biagio Semilia che ogni anno raccoglie tutti gli innovatori siciliani con il Premio Innovazione Sicilia e premia le idee più innovative e creative che contribuiscono al progresso economico e sociale della Sicilia: «Abbiamo costruito un laboratorio civico e tecnologico che da tre anni lavora in Sicilia con la sua community, un giornale, una rete di connessioni attive e un calendario partecipato dell’innovazione – racconta Semilia -. In un sistema che fatica a diventare un vero ecosistema, agiamo per attivare energie locali, connettere saperi e bisogni reali, e generare innovazione radicata, condivisa e accessibile». Per non parlare, sempre a Palermo, dell’esperienza di Ugo Parodi Giusino (si veda l’articolo accanto).

Ai casi e alle esperienze locali si affiancano le iniziative di Invitalia in Sicilia, l’arrivo di Bi-Rex, il Competence center nazionale specializzato sui Big Data che si è insediato all’interno del campus dell’Università di Palermo, oppure di Artes 4.0 (Centro di Competenza nazionale specializzato in tecnologie avanzate per l’Industria 4.0 e 5.0) che ha aperto la sua sede sempre all’interno dell’università di Palermo. Poi a Catania c’è Le Village del Crédite Agricole e l’acceleratore di Cdp Venture. E sono solo alcuni esempi, ovviamente.Tutti elementi che fanno ben sperare, con l’idea che si possa immaginare una strutturazione reale del sistema dell’innovazione siciliana. «Grandi numeri non ve ne sono, forse qualcosa in più per i brevetti grazie alla presenza di StM – dice Rosario Faraci, professore di Economia all’Università di Catania -. Il fermento comunque è confermato. Ci sono poi soggetti nuovi protagonisti e fondi pubblici. Anche se pesa l’assenza di capitali di rischio». Ecco i grandi assenti nella regione sono i Venture Capital: ci sono state certo dichiarazioni di intenti, ma non si hanno notizie di operazioni importanti.Fin qui, in verità, le cose non sono andate nel migliore dei modi. Lo ha certificato anche la Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto dedicato all’economia regionale siciliana. «Tra il 2012 e il 2024, nella sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle start up innovative si sono iscritte 1.251 società di capitali siciliane, pari a 2,9 ogni 10mila abitanti con almeno 15 anni di età, un valore inferiore alla media del Mezzogiorno (4) e del Paese (6)». L’incidenza delle start up sul totale delle imprese siciliane varia sul territorio: i numeri migliori si registrano a Catania, Messina e Palermo, mentre i territori più in ritardo risultano essere Agrigento ed Enna.

A sostenere la nascita di queste imprese è stato anche il contributo del mondo accademico che si è rivelato un motore, seppur non ancora sufficiente, per l’innovazione. Secondo i ricercatori di Banca d’Italia, il gap con la media nazionale ha una causa ben individuabile: il tessuto economico della Sicilia – ancora poco orientato all’innovazione – frena lo sviluppo di nuove imprese tecnologiche.Ed è partendo anche da queste considerazioni che il governo regionale ha scelto di investire parecchie risorse in questo ambito con la Strategia regionale per la specializzazione intelligente Sicilia 2021-2027. Qualche settimana fa è stato pubblicato il bando da 9,5 milioni: è l’avviso più noto sotto il nome “Open Innovation Sicilia” nell’ambito dell’Azione 1.1.3 “Realizzazione e potenziamento di spazi dedicati per la promozione dell’innovazione”. È il primo dei sei bandi preparati dagli uffici del Dipartimento Attività produttive di cui è direttore generale Dario Cartabellotta: in totale vanno a bando 283 milioni a valere sulla programmazione dei Fondi europei.

Nei giorni scorsi è stato pubblicato invece il bando da quasi 126 milioni destinati a ricerca collaborativa e trasferimento tecnologico. «Le imprese siciliane hanno bisogno di strumenti operativi, non di attese – dice l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo -. Vogliamo dare loro opportunità concrete per innovare, formarsi, crescere e diventare più competitive. Stiamo rispettando i tempi che ci eravamo dati e continueremo a lavorare senza sosta per rendere le risorse europee uno strumento efficace di rilancio economico».

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