L’Italia migliora la dotazione di punti di ricarica per auto, arrivato a fine 2024 a quota 64.391, il 27% in più in un anno, pari a 13mila unità aggiuntive. Ma sul fronte della mobilità elettrica restano molte incognite, a cominciare dal gap rispetto agli obiettivi posti dall’Ue, il ritardo delle installazioni nelle regioni del Sud Italia e la fine della spinta dal Pnrr che, con le attuali regole e tempistiche, ha di fatto varato l’ultima gara chiusa qualche giorno fa. Secondo le stime di Motus-E, su 700 milioni di risorse disponibili del Piano di resilienza per implementare la rete di ricarica pubblica, ne sono state assegnate 140 milioni, 100 milioni sull’urbano e 40 sull’extraurbano. La terza gara, che si è appena conclusa, migliorerà la dotazione ma sul campo rimarranno risorse ingenti.

«Dall’avvio del Pnrr – spiega Francesco Naso direttore di Motus-E che ha curato il Report – è stato necessario fare diversi interventi correttivi per far funzionare le gare, il ministero dell’Ambiente (Mase) è stato reattivo, ma questo ci ha fatto accumulare dei ritardi e invece di una gara all’anno per tre anni ne abbiamo fatte tre in 14 mesi». La prima gara risale al 2023, con un anno di ritardo sulla tabella di marcia, mentre la terza finestra è rimasta aperta soltanto per un mese. «In quest’ultimo caso la difficoltà sta nel fatto che in alcuni casi non c’erano i tempi tecnici per ottenere una serie di autorizzazioni e questo potrebbe aver spinto alcuni operatori a non partecipare» aggiunge Naso.

Nella mappa italiana, la Lombardia è la prima Regione per punti di ricarica e quella che ha registrato il maggiore incremento mentre Napoli si conferma la città con più colonnine in rapporto alla superficie, davanti a Torino e Milano. Resta un divario importante per le regioni del Sud Italia nelle quali è stato installato soltanto il 23% delle colonnine pubbliche.

«L’estensione dei termini del Pnrr, spostando in avanti la scadenza del 2026, e una revisione dei meccanismi di cofinanziamento, con un contributo pubblico più pesante, ad esempio, per le aree meno appetibili per il mercato, potrebbero contribuire in modo decisivo all’incremento della rete di ricarica ad alta potenza nelle Regioni del Centro e del Mezzogiorno» spiega Motus-E.

Quanto alla rete delle autostrade, dai numeri emerge che il ritardo è stato parzialmente recuperato: i punti di ricarica sono 1.087 e considerando anche quelli entro tre chilometri dall’uscita, il numero sale a quota 3.447. E così emerge che la rete italiana – fa notare Motus-E – ha già raggiunto il 75-80% di compliance rispetto agli ultimi obiettivi fissati dall’Europa e si attesta comunque davanti a Francia, Germania e Regno Unito nel rapporto tra punti di ricarica e veicoli elettrici circolanti, oltre che nel rapporto tra punti di ricarica e lunghezza complessiva della rete stradale.

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