Il rientro degli astronauti cinesi della missione Shenzhou-20 è avvenuto nel pomeriggio del 14 novembre nel deserto della Mongolia Interna, al termine di una delle fasi più delicate mai affrontate dal programma spaziale di Pechino. Chen Dong, Chen Zhongrui e Wang Jie sono tornati sulla Terra a bordo della capsula della Shenzhou-21, dopo che la loro navicella originaria era stata dichiarata non idonea al rientro a causa di una microcrepa individuata nel finestrino.

Il problema è stato attribuito a un possibile impatto con detriti spaziali, un rischio in aumento nell’orbita bassa. L’anomalia, rilevata durante i controlli pre-rientro, ha portato al rinvio della discesa, inizialmente prevista per il 5 novembre. Per garantire la sicurezza dell’equipaggio, l’Agenzia spaziale cinese ha attivato la procedura di emergenza che prevede l’utilizzo del veicolo della missione successiva, già attraccato alla stazione Tiangong.

Le immagini dell’atterraggio mostrano la capsula Shenzhou-21 che frena con i paracadute e si adagia sulle praterie polverose di Dongfeng, dove le squadre di recupero assistono gli astronauti, apparsi in buona salute dopo oltre sei mesi trascorsi in orbita. Il comandante Chen Dong ha definito l’episodio un «test reale» delle capacità operative del programma, ricordando che «l’esplorazione spaziale è piena di difficoltà e sfide».

L’incidente evidenzia però la vulnerabilità dei veicoli alle collisioni con i micro-detriti, particelle troppo piccole per poter essere monitorate costantemente, ma in grado di danneggiare le strutture critiche.

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