Calo del fatturato, applicazione dei dazi e carenza dei consumi sono le grandi incognite per le imprese del vino, settore storicamente virtuoso a forte dimensione familiare, con il 65% del patrimonio netto, che negli ultimi anni ha mostrato un margine operativo lordo (Ebit margin), al 6,2% nel consolidato 2023.
È quanto emerge dal Report 2025 sul settore vinicolo in Italia pubblicato dall’Area studi Mediobanca, presentato all’assemblea di Uiv. Se il 94,9% delle imprese indica come prima preoccupazione il fatturato settoriale, il 72% la riduzione dei consumi che precede di poco i dazi con il 66%.
La principale leva per reagire all’impasse commerciale è quella dell’apertura a nuovi mercati (77%), ma anche nuovi investimenti sul capitale umano (56%) e lo sviluppo del no-low alcohol (50%).
Il comparto, secondo Mediobanca, presenta una minore redditività rispetto ai settori limitrofi, evidenziata nello «scarto relativo al rendimento del capitale che per il vino si colloca al 5,4%, a fronte di un 8% dell’alimentare e di un 9,9% delle bevande». Alle imprese toscane tocca il più alto Ebit margin (16,4%), il miglior Roi alle abruzzesi (7%), con il Piemonte in seconda posizione (6,4%).
Grandi esportatori i produttori piemontesi (63% del fatturato), toscani (59,5%) e abruzzesi (58,7%).
«In uno scenario complesso, il settore è chiamato a una presa di coscienza. Unione italiana vini – ha detto il presidente Lamberto Frescobaldi, riconfermato alla guida dell’associazione che conta oltre 800 soci e l’85% dell’export italiano – chiama a raccolta il settore per riunirsi e lanciare un piano di revisione del Testo unico del vino, in coerenza con l’attuale situazione di mercato. L’obiettivo è attualizzare la legge e i suoi decreti attuativi entro il 2026, a 10 anni dalla sua entrata in vigore». L’idea è fare sintesi delle istanze del settore, per stringere la cinghia produttiva e garantire la sostenibilità di tutta la filiera. «Visto il calo dei consumi a livello globale – ha aggiunto Frescobaldi– non possiamo più permetterci di inondare la Cantina Italia con vendemmie da 50 milioni di ettolitri, che rappresentano la media produttiva degli ultimi 25 anni».
Per il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti «i dazi sono un problema anche con tariffe al 10%, con le imprese che stimano un danno sul fatturato oltreoceano del 10-12 per cento. Non si può parlare di “diversificazione degli sbocchi” e poi tentare scelte come il Mercosur, come possiamo esportare in mercati complessi come Brasile o India con dazi rispettivamente al 27% e 150%?».