Una flat tax al 7% per favorire il ritorno di chi andò via per lavoro ma anche per far fronte allo spopolamento dei paesi colpiti dal sisma. È lo scopo dell’iniziativa presentata a Palazzo Chigi per far rivivere le aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016 ed è rivolta ai cittadini in pensione residenti all’estero che decidono di trasferirsi in uno dei comuni dell’Appennino centrale: in Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio. A patto però che gli abitanti siano meno di 20mila.
Finora solo 500 adesioni
Una norma che, come spiegato dal commissario al sisma 2016, Guido Castelli, «opera da qualche anno» anche se «rimasta all’oscuro dei potenziali interessati e che consente per 10 anni a un pensionato estero, anche molto benestante, di poter godere della flat tax su tutti i propri redditi del 7%». L’adesione fino a ora ha contato infatti circa 500 persone. L’obiettivo adesso è anche quello di far conoscere e rilanciare la misura. Per Castelli, dunque, il numero delle risposte ricevute è possibile moltiplicarlo se ci sarà un “gioco di squadra”.
Iniziativa da promuovere
A intervenire nel corso della conferenza è il viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, che sottolinea come la Farnesina “prenderà a cuore” la misura. «Sono convinto che renderà paradossalmente anche più attrattiva la nostra diplomazia, la capacità di presentare cose belle e di qualità», ha aggiunto. E proprio a questo proposito, ha fatto sapere che nelle giornate in cui si parlerà di cultura italiana nelle ambasciate del Paese in giro per il mondo «sicuramente inseriremo anche questa grande opportunità».
I requisiti
Sono due i requisiti richiesti per ottenere la flat tax al 7%: «Essere titolare di reddito da pensione erogato da soggetto estero» e avere la residenza fuori dall’Italia da almeno cinque anni. Vale sia per i cittadini italiani sia per quelli stranieri. Per poter usufruire della misura è poi necessario, come prima cosa, individuare un’abitazione in uno dei 131 comuni dell’Appennino centrale colpiti dai terremoti con una popolazione inferiore ai 20mila abitanti e indicarla come luogo di residenza. Seppur ci sia la consapevolezza che con questa misura non si supererà «il problema demografico dell’Appennino centrale», per Castelli, in ogni caso, «cercare di ravvivare e di attivare le risorse possibili in ambienti che hanno subito la ferita del terremoto è strategico».