La diffusione dell’influenza aviaria altamente patogena ha causato perdite di centinaia di milioni di pollame in tutto il mondo, da qui l’urgenza di rafforzare la biosicurezza, il monitoraggio, la sorveglianza, i meccanismi di risposta rapida e la comunicazione del rischio, per salvaguardare il settore avicolo e proteggere i mezzi di sussistenza e le economie. È il messaggio lanciato dalla Fao ai Paesi membri attraverso il suo vicedirettore generale, Godfrey Magwenzi, che ha descritto la diffusione della malattia come «senza precedenti, che porta a gravi impatti sulla sicurezza alimentare e sull’approvvigionamento alimentare di tutti i Paesi, tra cui la perdita di sostanze nutritive, posti di lavoro e reddito rurali, shock alle economie locali e costi crescenti per i consumatori».
Tra le sfide che l’influenza aviaria pone c’è dunque quella di proteggere i sistemi di produzione avicola per garantire la sicurezza alimentare e la nutrizione dei milioni di persone che dipendono dal pollame per carne e uova. Secondo la vicedirettrice generale della Fao, Beth Bechdol, si tratta di un problema transfrontaliero che richiede una risposta globale e coordinata: «La Fao è in prima linea nell’affrontare questo virus da oltre 20 anni, supportando i governi nell’individuazione, prevenzione e risposta alle epidemie. Lavorando insieme possiamo ridurre l’impatto dell’influenza aviaria e proteggere la salute degli animali e degli esseri umani».
Negli ultimi 4 anni c’è stato un cambiamento nell’aviaria in termini di diffusione geografica, con un aumento del contagio sui mammiferi e ingenti perdite di uccelli domestici, con un impatto sulla sicurezza alimentare e un aumento dei prezzi dei prodotti avicoli. Un gran numero di uccelli selvatici ha ceduto alla malattia, danneggiando la biodiversità con almeno 300 nuove specie colpite dal 2021 a oggi. A inizio 2025 negli allevamenti italiani si contavano oltre 50 focolai.