Mentre si aggravano le crisi climatica e geopolitica e con i costi di produzione fuori controllo, l’agricoltura europea si prepara a subire nuovi tagli. Le proposte sul quadro finanziario pluriennale 2028-35 dell’Unione che saranno presentate il 16 luglio insieme a una parte della riforma Pac post 2027 dovranno far quadrare le nuove esigenze di bilancio, a partire dai finanziamenti alla difesa, con una coperta nel migliore dei casi (e al netto dell’inflazione) uguale a quella attuale.

Bandita come al solito l’ipotesi di un finanziamento comune attraverso gli Eurobond, bisognerà trovare un modo di accontentare le esigenze più diverse. Per questo a rischio, come sempre, c’è soprattutto la prima politica economica europea. La stima fornita sui possibili tagli alla Pac dalla Cia-Agricoltori italiani, che ha convocato una conferenza stampa per rilanciare l’allarme anche contro la tentazione del Fondo unico, è più che realistica. All’agricoltura in crisi, ha detto il presidente Cristiano Fini, «servono risorse adeguate, invece senza calcolare l’inflazione sembra che si prospetti un taglio del 20% degli aiuti rispetto al budget attuale, quindi un taglio totale di circa 80 miliardi di euro sugli attuali 400, e per l’Italia 8 miliardi in meno sui 38 già assegnati. Senza calcolare che nel precedente bilancio l’inflazione ha già pesato per circa il 14 per cento».

«La sicurezza alimentare in Europa dev’essere una priorità. Non possiamo accettare – ha ribadito Fini – che i finanziamenti della Pac vadano a finire in un Fondo unico perché la Politica agricola deve restare centrale per garantire la produzione e la stabilità dei redditi. Stiamo perdendo quote di mercato perché non riusciamo più a produrre, eppure ciò che verrà presentato il 16 luglio è sbagliato nel metodo e nel merito. Nel metodo perché rimane tutto in capo alla presidente von der Leyen e anche i singoli commissari sono tenuti all’oscuro, e manca anche uno studio d’impatto. Serve prima certezza sul budget e poi va definita la riforma. Nel merito una riduzione dei fondi Pac significa non garantire la sicurezza alimentare europea. Il Fondo unico poi creerebbe una distorsione di concorrenza tra gli Stati membri Ue mentre lo spirito stesso dell’Unione dovrebbe indirizzare le risorse verso determinati obiettivi comuni. Inoltre verrebbe meno l’autonomia della Pac che rappresento un pilastro sul quale è stato fondata l’Unione europea».

Nel dettaglio poi, ha detto ancora Fini, «va capito come la Commissione intende distribuire le risorse attualmente per l’agricoltura basate su due pilastri. Quello che verrà presentato non garantisce più la sicurezza alimentare e mette in competizione le risorse con altri settori a partire dalla difesa. L’Unione europea – ha concluso – deve definire delle priorità, ci sono in ballo difesa, sicurezza energetica e alimentare, che non è scontata perché è minacciata dalla crisi climatica e dall’aumento dei costi. Se dedichiamo al made in Italy meno risorse rischiamo di fare dei passi indietro sull’export anche a livello europeo. Sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e dei territori devono essere le nostre priorità. L’auspicio è coinvolgere anche i cittadini nella mobilitazione europea degli agricoltori».

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