«Molteplici degli indicatori riportati – ha spiegato la ceo di Areté – sottolineano quindi come sia in corso una innovazione continua nel settore. La metà delle circa 400 sostanze attive oggi è stata prodotta negli ultimi 10 anni. Mentre solo l’1% degli agrofarmaci ancora attivi è stato creato prima del 2000. L’Italia che ha una percentuale di utilizzo di nuove sostanze del 56% che risulta superiore alla media Ue». Al tempo stesso l’83% degli agrofarmaci utilizzati è stato approvato negli ultimi 10 anni. «Un processo quindi importante – ha aggiunto Tassani – al netto di un iter autorizzativo complesso che non aiuta questa sostituzione».

Degni di nota anche i risultati messi in evidenza sul fronte della sicurezza alimentare – hanno proseguito ad Areté -. Infatti, in base ai dati Efsa sale dal 63 al 66% la percentuale di prodotti agroalimentari italiani totalmente senza residui. Mentre scende dallo 0,7 allo 0,5% la percentuale dei campioni di prodotti trovati con residui oltre i limiti di legge. Tra le singole produzioni questa percentuale è ancora allo 0,6% nel settore ortofrutticolo mentre scende allo 0,2% nel comparto dei cereali.

Ulivo e grano duro i più diffusi

«I dati – ha proseguito la Gentile – forniscono anche un approfondimento sui cambiamenti intervenuti nell’agricoltura europea e italiana in particolare. In Italia c’è un elevato numero di colture in produzione, 121. Numero, in Europa, secondo solo alla Spagna (125). Dall’esame delle grandi colture, ovvero quelle piantate su oltre 100mila ettari si evince che le coltivazioni più praticate in Italia sono olivo e grano duro che vantano superfici superiori a un milione di ettari. Parallelamente si evince una compressione di alcune colture, prima tra tutte il mais la cui coltivazione è calata del 32% ed è stata prevalentemente sostituita da soia e orzo (+19%). All’interno del comparto ortofrutticolo si registra il grande progresso del nocciolo (+29% rispetto al periodo 2013-15) mentre molte altre varietà registrano un calo (pesco -21% e carciofo -14%)».

In flessione generalizzata anche le rese produttive: cala la soia (-17,6%), l’olivo (-13,4%) e l’erba medica (-8,5%). In flessione anche la resa anche del nocciolo (-31%) segno che i nuovi impianti messi a dimora ancora devono entrare nella fase produttiva.

«I nuovi numeri dell’Osservatorio Agrofarma – ha concluso il presidente Tassani – confermano il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana volto alla razionalizzazione delle risorse e all’adozione di soluzioni sempre più orientate alla sostenibilità. Con questo progetto vogliamo dare un contributo al superamento della logica che associa l’utilizzo della chimica in agricoltura a pratiche negative per l’ambiente fornendo un’immagine del nostro settore lontana da falsi miti e fake news».

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