Il costo della vita incide sempre più spesso nella scelta del luogo in cui vivere. La netta differenza tra le spese sostenute da chi vive in città e chi, invece, ha scelto la periferia è ben rappresentata dal gap nei canoni di locazione: nelle grandi città l’affitto medio di un bilocale nelle zone centrali è il triplo di quello registrato nelle aree periferiche. A dirlo sono i dati di Scenari Immobiliari aggiornati a maggio 2025 relativi ai canoni abitativi nelle 14 città metropolitane. A Roma l’affitto medio in centro si aggira sui 2.270 euro al mese per 60 metri quadrati, mentre in periferia il canone scende a 850 euro mensili (in pratica in centro è 2,7 volte più alto). A Torino il gap sale: 1.350 euro in centro, 480 in periferia (2,81 volte). E il divario aumenta al Sud, dove l’hinterland delle aree metropolitane soffre maggiormente, anche a causa delle carenze infrastrutturali: a Napoli il canone medio del bilocale in centro è pari a 1.600 euro mensili, mentre scende a 550 euro fuori dal centro cittadino (2,91 volte); a Catania il rapporto è tra 700 e 250 euro al mese (2,8 volte). Il divario tra centro e periferia nei canoni di locazione incarna l’ennesimo squilibrio nelle città metropolitane. Il gap minaccia i centri urbani che cercano di restare attrattivi, ma rischiando di svuotarsi nei weekend o di trasformarsi a causa del turismo mordi e fuggi. Nelle grandi città l’affitto breve ha modificato il dna della locazione: i rendimenti offerti dal “modello Airbnb” nelle zone più prestigiose e ben collegate con i mezzi pubblici battono quasi sempre quelli dell’affitto tradizionale (il classico 4+4). Così la locazione breve diventa più appetibile per i proprietari e la carenza di offerta per i contratti più lunghi fa salire i canoni. «Gli affitti in passato erano più correlati ai redditi delle persone e i canoni si alzavano dove vivevano i più ricchi – racconta Mario Breglia di Scenari Immobiliari – mentre oggi il turismo, la locazione breve e la carenza di offerta hanno fatto impennare il costo delle abitazioni nelle zone centrali. Quest’anno Milano è diventata la quarta meta in Europa per i turisti più ricchi. E solo le periferie ben collegate hanno rincorso il trend: la locazione breve ormai riguarda anche molte zone dell’hinterland». Fuori città lo squilibrio abitativo si accentua: «I canoni – aggiunge Breglia – sono saliti anche in periferia, ma meno e più lentamente. In centro a Milano siamo arrivati anche 5mila euro al mese nelle zone super top, mentre in periferia magari si è passati da 1.000 a 1.300 euro al mese, con incrementi più ridotti». Il resto dipende dai servizi: a Bologna, in Veneto o a Torino l’hinterland è più servito, a Roma e Napoli vivere “fuori porta” è più difficile. «Qui le periferie hanno problemi di accessibilità e sicurezza», conclude il presidente di Scenari Immobiliari.La domanda di affitto, complice l’aumento del costo della vita, si sposta verso soluzioni più accessibili. Il mercato della locazione è animato per il 35,3% da chi si sposta per motivi di lavoro e studio (sul totale di chi ha cercato casa con le agenzie del gruppo Tecnocasa nel 2024) e la presenza di collegamenti è l’elemento principale che influenza la scelta del luogo in cui vivere. «Nelle grandi città – spiega Fabiana Megliola dell’ufficio studi Tecnocasa – l’aumento dei canoni e dei prezzi sta determinando lo spostamento verso quartieri più accessibili, di solito quelli attigui e in zone semicentrali oppure con caratteristiche simili in termini di servizi offerti». Ecco perché i costi abitativi oggi stanno crescendo anche in periferia.

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