Ha il sapore di una sentenza storica quella uscita dalle stanze della Corte costituzionale sulle adozioni internazionali. Non che nelle cronache del nostro Paese non ci fossero precedenti di adozioni da parte di single ma si trattava comunque di situazioni sporadiche che viaggiavano sotto il segno delle “adozioni in casi particolari”, una particolare fattispecie prevista dall’ordinamento e concessa appunto in circostanze specifiche. Tra queste è inclusa la disabilità del minore, come la commovente storia dello scrittore Luca Trapanese insegna, o legami di parentela anche lontana. La svolta impressa dalla Consulta spezza questo schema e di fatto autorizza senza eccezioni le adozioni di bambini stranieri da parte di single (ovvero di persona non coniugata, tecnicamente parlando). Per i bambini italiani invece cambierà perché il caso in questione si riferisce a quelli stranieri, ma dopo questa apertura è evidente che un intervento normativo non potrà farsi attendere.
I numeri
Ma quando parliamo di adozioni di minori internazionali a quale fenomeno ci riferiamo? Secondo la Commissione ad hoc istituita presso la Presidenza del consiglio dei ministri “nell’arco del decennio che va dal primo semestre del 2014, in cui le coppie richiedenti erano state 859, al primo semestre del 2024, in cui sono pari a 234, si registra un calo del 73%, una diminuzione importante”. Il dossier che prende in esame il primo semestre dello scorso anno spiega che il valore semestrale più basso di coppie si è registrato nel 2020 – l’anno dell’inizio della pandemia da Covid-19 – cui è seguita una lieve ripresa nei due anni successivi che ha preceduto una nuova leggera flessione. Vince la Lombardia con 37 coppie richiedenti, seguita dal Veneto (30) e dalla Campania (24): “Le tre Regioni insieme cumulano il 38,9% delle richieste di adozioni del primo semestre del 2024” spiega il rapporto. Ma c’è un dato che più di altri interessa al ragionamento di queste ore. Il dato annuale relativo alle coppie che hanno richiesto l’autorizzazione all’ingresso in Italia di minorenni stranieri a scopo adottivo – spiega il dossier – evidenzia un andamento in calo. Si tratta secondo i numeri di una progressiva decrescita dal 2014, anno in cui le coppie furono la bellezza di 1.834, con due importanti crolli nel 2016 e 2017, annualità in cui si registra una diminuzione di coppie richiedenti autorizzazione all’ingresso rispettivamente di 270 e 386 unità. L’anno della pandemia è ovviamente un altro anno di crollo, con sole 526 coppie genitoriali adottive. “Questo numero decresce anche nel 2023 – spiega la Cai – quando si registra un numero più basso di coppie (478)”. Ma il dato semestrale dell’anno si attesta sul 46% del numero di coppie registrate nell’anno solare, ragione per cui “si può stimare che le adozioni per il 2024 supereranno le 500 unità, ritornando sui livelli precedenti al 2023”. Una sorta di uscita dalla crisi, insomma che questa sentenza potrebbe ulteriormente agevolare.
Le reazioni
Come è noto ormai da anni la Consulta e spesso anche la Cassazione colmano vuoti legislativi importanti soprattutto sul fronte dei diritti civili. Dove il Parlamento latita, in quella zona d’ombra, arrivano le sentenze spesso dirompenti dei giudici costituzionali. Posizioni che spesso non accontentano tutti. Per la Lega, “dev’essere l’occasione per rivedere la normativa delle adozioni e aggiornarla alle necessità odierne. L’obiettivo – viene sottolineato – è renderle più veloci e meno costose, coinvolgendo nelle adozioni internazionali anche coppie eterosessuali stabilmente conviventi”. Mentre per Ivan Scalfarotto (Iv) “sarebbe ora che mettessimo mano a una normativa ormai totalmente superata dai tempi che tiene più conto di una visione ideologica dalla famiglia che degli interessi dei minori”. Nel dettaglio, secondo la senatrice dem Valeria Valente “oltre a semplificare e accelerare le procedure nel prevalente interesse del minore che è quello a trovare una famiglia nel più breve tempo possibile, una nuova legge sulle adozioni rimane la strada maestra per tutelare al meglio i diritti delle bambine e dei bambini a ritrovare una famiglia quale luogo in cui crescere con amore e per riconoscere la legittima aspirazione alla genitorialità di chi oggi pur volendo non può”. Di avviso diverso Marco Griffini presidente di Ai.Bi-Amici dei bambini Ets: “Non si risolve così il rilancio dell’adozione internazionale. I problemi sono altri, ad esempio il problema dei costi che partono da 20mila euro”.