Si è spento a 91 anni Frits Bolkestein, l’ex commissario europeo diventato noto anche in Italia per aver plasmato la più volte discussa direttiva che ha rivoluzionato il mercato interno dell’Ue aprendo la strada alla liberalizzazione dei servizi.
Decesso nei Paesi Bassi
La notizia è stata annunciata dai familiari all’emittente pubblica olandese Nos. Malato da tempo, l’ex politico olandese è morto ieri nella casa di riposo Rosa Spier Huis a Laren, nei Paesi Bassi, dove si trovava dal 2022. Il nome dell’ex responsabile europeo al Mercato Interno, alla Tassazione e l’Unione Doganale nella Commissione guidata da Romano Prodi e leader del partito liberale olandese è legato alla direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato europeo comune, presentata da Bruxelles nel febbraio 2004 e approvata nel 2006, due anni dopo la fine del suo mandato.
La Direttiva Bolkestein
Il provvedimento era pensato con l’obiettivo di facilitare la circolazione di servizi all’interno dell’Unione europea e si inserì in una fase segnata dallo sforzo generale di far crescere la competitività e dinamismo in Europa per rispettare i criteri del Trattato di Lisbona. Tuttavia il testo è stato oggetto di fortissime critiche da parte di alcune categorie di lavoratori secondo le quali avrebbe causato dumping sociale, stimolando una corsa al ribasso su tutele sociali, diritti dei lavoratori e il livello delle retribuzioni. In Italia, la direttiva Bolkestein è diventata un vero e proprio terreno di battaglia tra Roma e Bruxelles sulle concessioni balneari.
Il cordoglio dei balneari
Assobalneari Italia, aderente a Federturismo Confindustria, e La base balneare con Donnedamare esprimono profondo cordoglio per la morte del politico olandese. Le due associazioni balneari lo ricordano, in particolare, per la sua testimonianza al Parlamento Italiano, quando «spiegò come l’accanimento contro i balneari italiani non aveva nulla a che vedere con lo spirito della Direttiva, che anzi è stata – e continua ad essere – strumentalizzata a favore degli interessi di chi vuole favorire le grandi multinazionali e gli investitori a svantaggio di un settore che, oggi, dà lavoro a 30 mila famiglie e 300 mila occupati e rappresenta l’eccellenza del turismo Made in Italy».