Otto aziende per una comunità energetica rinnovabile (Cer). L’iniziativa è stata avviata nell’area industriale di Buccino (Salerno) in una prima configurazione che coinvolge diverse realtà del territorio attorno alla Magaldi, che qui ha lo stabilimento produttivo: Cgs (che gestisce il locale impianto di depurazione), Industria Calce Casertana (prodotti per l’edilizia), Cmc (logistica), Icab (conserve alimentari), Ceramica Vietri Antico (ceramica), Eka (gestione rifiuti), Igi (raffinazione oli vegetali, fornitore di Ferrero). Metteranno in condivisione due impianti fotovoltaici da 1 MW di potenza ciascuno.

I promotori

Tra i promotori, l’area di sviluppo industriale di salerno (sezione di Buccino), insieme al Comune. Col supporto di Enel, che fornisce servizi alla Cer, sono state mappate le superfici dei tetti e sono in fase di sviluppo i due impianti solari che saranno operativi nel 2025. Alla base dell’iniziativa c’è infatti una partnership tra Enel, Magaldi e Ficei (Federazione italiana Consorzi Enti Industrializzazione) e nell’architettura è inserito anche un impianto di stoccaggio che la stessa Magaldi sta sviluppando per lo stabilimento Igi di Buccino: si tratta del primo sistema di taglia industriale Magaldi Green Thermal Energy Storage (Mgtes), in grado di prelevare energia, immagazzinarla, e attraverso il sistema power to heat fornire il calore necessario al processo industriale dell’azienda.

Per Antonio Visconti, presidente Ficei, «l’area industriale rappresenta un’entità ideale per la Cer: è circoscritta, servita dalle infrastrutture di snodo della rete come la cabina primaria, e con grossi consumatori che possono diventare produttori di energia. L’innesco è stata la conversione dello stabilimento Igi che usava gas, mentre Magaldi stava sperimentando sistemi di accumulo. Ci siamo resi conto che nella zona c’erano aziende con grosse superfici a disposizione per impianti solari, ed esigenze di consumo limitato, mentre altre avevano poco spazio e un alto fabbisogno. Abbiamo lavorato mettendole insieme. La costituzione della Cer ha funzionato anche perché abbiamo partecipato come soggetto istituzionale, in grado di dare garanzie».

Le criticità

Visconti parla di iniziative analoghe «a Cagliari, Udine, Brindisi, Bari: ci sono spin off in corso, ma ancora a uno stato embrionale». Diverse le criticità: «C’è un limite normativo. Con l’esclusione di impianti superiori a 1 MW (il riferimento è al decreto Cacer del ministero dell’Ambiente in vigore da gennaio, ndr), si tagliano fuori realtà più grandi e strutturate. Sarebbe importante innalzare il limite a 5 MW per esempio, per coinvolgere soggetti di medie dimensioni che possono avere un ruolo di traino verso i più piccoli. C’è un problema di competenze: gestire una Cer è un lavoro, le aziende non hanno energy manager che possono occuparsi di questo, specie le Pmi. Infine la complicazione burocratica del decreto dedicato, che tra l’altro esclude gli impianti precedenti alla costituzione della comunità».

Un primo esempio

«Nell’area industriale di Buccino c’erano soggetti interessati alla Cer e nel 2023 abbiamo realizzato un’associazione di otto aziende. Anche se già formalmente costituita, rimane aperta a nuovi componenti, purché tutti i membri siano collegati alla stessa cabina primaria, come richiesto dalla normativa. Si tratta del primo esempio di questo tipo in Italia», racconta Raffaello Magaldi, executive vicepresident operation di Magaldi, che indica l’orizzonte di operatività della comunità energetica: «Si sta costruendo l’impianto per Igi, che sostituirà il gas e taglierà le emissioni di CO2, si sta costruendo il parco solare. Si partirà prima dell’estate». E ricorda che per ogni punto di prelievo (Pod) è possibile connettere un impianto fotovoltaico con una capacità massima di 1 MW per ciascun soggetto, che si tratti di un’azienda, di un ente pubblico o di un privato, «ma ciascuno potrebbe svilupparne uno, quindi potenzialmente potremmo avere 8 MW».

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