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Notiziario

Giuseppe Conte sul palco di Atreju, la rassegna di Fratelli d’Italia, ha criticato il governo Meloni e le sue politiche – dal ddl Sicurezza alla linea sull’Ucraina -, ma non ha risparmiato nemmeno il Pd. “Non siamo per un’alleanza strutturale”, ha ribadito dopo l’appello di oggi della segretaria dem all’unità.

“Rispetto agli impegni elettorali assunti da Fratelli d’Italia, se fossi un elettore di Fratelli d’Italia rimarrei molto deluso per le tante piroette e giravolte”. Questo è stato uno dei passaggi più contestati dal pubblico nell’intervista di Giuseppe Conte ad Atreju, la festa annuale di FdI. Un’intervista, svolta dal direttore di Libero Mario Sechi, in cui Conte ha cercato più volte di ribadire comunque la distanza tra il suo Movimento 5 stelle e il Pd, chiarendo in più di un’occasione che – come già detto in passato – non ha intenzione di creare un’alleanza stabile.

L’attacco al governo Meloni su economia e ddl Sicurezza

Conte ha parlato di Giorgia Meloni, commentando il fatto che per la rivista Politico sarebbe oggi la leader più potente d’Europa: “Allora mi aspetterei che davanti alle difficoltà di Scholz e di Macron, l’Italia ne approfittasse. Ma mi chiedo: come la sta sfruttando questa congiuntura? Se era così forte, allora perché ha sottoscritto il Patto di stabilità? Non era detto che riuscisse a cambiarlo, ma ha rinunciato a combatterlo”.

Non sono mancate altre critiche all’operato del governo: “Oggi, tolto il Pnrr e tutti i progetti per infrastrutture, scuole, sanità, e asili nido che ne derivano, qual è la misura di sviluppo per il Paese?”, ha chiesto Conte. “Lo spread a 110”, ha risposto Sechi. “Se l’unica risposta è lo spread tenuto sotto controllo, che non è ovviamente merito di un governo, ma dipende dai mercati finanziari, mi confermate che non c’è una misura”, ha ribattuto l’ex premier. “Non c’è una misura per l’industria, solo per quella delle armi. Stiamo finanziando la spesa militare, mentre definanziamo sanità e scuola”.

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Infine, il leader del Movimento 5 stelle ha chiarito che nel futuro del suo partito non ci saranno altre alleanze con la destra: “Vengo da una manifestazione sul ddl Sicurezza. Una cosa è una prospettiva conservatrice, che rispetto e favorisce l’alternanza. Altra cosa sono le derive reazionarie”, ha detto.

Le parole di Conte sulla guerra in Ucraina

Conte ha criticato l’operato di Meloni anche in politica estera. Ha detto che è stato “un errore” lasciare la Nuova via della seta con la Cina, e ha contestato la linea sull’Ucraina: “Due mesi dopo l’aggressione ingiustificata e illegittima di Putin c’era la possibilità di chiudere un accordo di pace. Ora, se si vuole evitare lo scontro nucleare e lo scoppio della Terza guerra mondiale, si andrà a chiudere un accordo a condizioni sicuramente più deleterie per l’Ucraina“.

E allora, ha chiesto, “perché non ci rendiamo noi la nazione che promuove il dialogo? Non possiamo perseguire la vittoria militare sulla Russia, ormai solo la Nato la cerca, neanche Zelensky e gli ucraini la vogliono più”.

Le frecciate al Pd: “No alleanze strutturali, se sinistra è solo nelle Ztl non ci sto”

Ma, come detto, più di una volta Conte ha sottolineato anche la sua distanza da Schlein e dal Pd. Innanzitutto partecipando ad Atreju, cosa che invece in passato la leader dem ha rifiutato di fare. A una domanda sul suo essere “di sinistra” o meno, il presidente M5s ha risposto: “Se sinistra oggi significa combattere il governo attuale solo nel nome dell’antifascismo, non ci sto. Se significa accogliere tutti quanti indiscriminatamente, non ci sto. Se significa preoccuparsi solo di chi abita nei quartieri Ztl, non ci sto“.

In materia di alleanze, ha ribadito: “Non saremo mai il cespuglio o il junior partner di nessun’altra forza politica. Cercheremo di confrontarci con le altre forze progressiste, ma non siamo per un’alleanza strutturale e organica con altre forze, come il Pd. A tempo debito, vedremo se ci sono i presupposti per costruire un’alternativa di governo seria e solida”. Parole ben lontane da quelle di Schlein, che oggi ha fatto un nuovo appello all’unità.

Anche parlando delle recenti dimissioni di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate che secondo retroscena di stampa sarebbe una delle figure attorno a cui si potrebbe formare un’alleanza di centro, Conte è stato critico. Prima ha detto: “Se si fanno un partito e prendono i voti, è la legge della competizione”. Poi però ha aggiunto: “Sembra una di quelle operazione create a tavolino dal Pd, per creare un senso di pluralità”.

Lo scontro con Grillo

Conte ha parlato anche dello scontro con Grillo: “Non l’ho sfidato, è lui che ha sfidato la comunità”, ha detto. Ripercorrendo le tappe delle tensioni con il fondatore del Movimento, l’ex premier ha anche confermato che in caso di sconfitta nelle votazioni online si sarebbe dimesso: “Mi sono messo in discussione e non potevo non rassegnarmi davanti all’esito”.

Ora che questa fase è superata, ha detto, “sono con quelli che non hanno mai abbandonato il M5s, nonostante la regola del doppio mandato”. Ha fatto anche alcuni nomi: Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi. Ma non si è spinto oltre nella lista : “Facendo l’elenco dimenticherei qualcuno”.

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